Autobiography – Il ragazzo e il generale
Autobiography
2022
Paesi
Indonesia, Polonia, Germania, Singapore, Francia, Filippine, Qatar
Generi
Drammatico, Giallo, Thriller
Durata
115 min.
Formato
Colore
Regista
Makbul Mubarak
Attori
Kevin Ardilova
Arswendy Bening Swara
Yusuf Mahardika
Lukman Sardi
Haru Sandra
Rukman Rosadi
Indonesia rurale, 2017. Nella grande casa dell’ex-generale Purnawinata ci sono solo vuoto e silenzio. Lui è in pensione dall’esercito ma arruolato in politica, sempre lontano per via della sua carica di capo distretto. A presidiare l’abitazione c’è il giovane Rakib, ultimo rampollo del clan che per generazioni ha servito la stirpe di Purna. Anche loro si sono disuniti, il padre di Kib in carcere, il fratello a lavorare come emigrante a Singapore. Ma ora il generale è tornato, deciso a farsi rieleggere puntando sul progetto della nuova e gigantesca diga che garantirà energia a tutta la popolazione locale…

L’esordio alla regia del giovane regista indonesiano Makbul Mubarak è un thriller denso che mette in scena una storia fittizia, ambientata nel 2017, ispirata agli anni della sanguinosa dittatura di Suharto e agli strascichi di violenza generazionale che quel periodo della storia indonesiana si è lasciato dietro. Come raccontato anche dal dittico The Act of Killing – The Look of Silence di Joshua Oppenheimer, tra il 1965 e il 1998 in Indonesia si instaurò una delle dittature più sanguinarie e violente del Novecento. L’Indonesia messa in scena in Autobiography – Il ragazzo e il generale è un Paese ancora profondamente segnato dal trentennio di Suharte, che resta una cicatrice che fatica a rimarginarsi completamente. Mubarak, classe 1990, nonostante la giovane età, è già padrone del mezzo cinematografico; raccontando la storia di Rakib - che, come suggerisce il titolo, è intrisa anche di elementi autobiografici - Mubarak si dimostra un regista sorprendentemente maturo, con un controllo della narrazione impeccabile che passa attraverso un lavoro visivo notevole. Il rapporto tra Rakib e il Generale è un’affascinante analisi dei rapporti di potere e del fascino che il potere esercita sulle classi sottomesse nel momento in cui viene mostrato il minimo accenno di umanità. Col passare del film Rakib viene assorbito sempre di più dalla personalità del Generale, inizia ad assumere i suoi atteggiamenti, il suo vestiario, il suo modo di parlare, mentre Mubarak inizia ad inquadrare i due in maniera simile, andando a sottolineare la sovrapposizione che si sta creando in un gioco di specchi in cui il potere prosciuga pian piano l’umanità di Rakib. Il film immerge lo spettatore in un inquietante e straniante atmosfera in cui la violenza non è quasi mai mostrata, ma è sempre presente la sgradevole sensazione che essa si trovi poco fuori dal fotogramma, che si svolga appena il montaggio taglia la scena, quasi come se la pellicola sia sporca di sangue ai lati. Sarà proprio uno dei pochi atti di violenza estrema esplicitamente presenti nel film a svegliare Rakib e fargli prendere coscienza della situazione in cui si trova. Ma alla violenza risponderà altra violenza, in una spirale sanguinaria da cui il paese non sembra in grado di uscire. Presentato in anteprima a Venezia 79 nella sezione Orizzonti e vincitore del Premio FIPRESCI. 
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