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10 capolavori snobbati dagli Oscar

Si dice che la storia sia scritta dai vincitori: un assunto che gli Academy Awards sembrano spesso smentire. Quante sono le pellicole che hanno vinto molteplici premi e sono poi finite rapidamente nel dimenticatoio? E quante invece, pur non potendo far sfoggio di una statuetta conquistata, sono rimaste scolpite in maniera indelebile negli occhi, nella mente e nel cuore di milioni di spettatori?

Abbiamo scelto dieci capolavori che hanno segnato profondamente la settima arte e che non hanno conquistato Oscar o non hanno ricevuto nemmeno alcuna nomination o semplicemente non hanno visto riconosciuta la loro grandezza dai premi più importanti e famosi dell’universo cinematografico.


10. Blade Runner


Oggi l’opera terza di Ridley Scott è considerata senza ombra di dubbio un vero e proprio cult movie, nonché un modello imprescindibile per l’evoluzione artistica del genere fantascientifico. Ma all’epoca dell’uscita, Blade Runner ebbe un successo piuttosto modesto e anche la stagione dei premi 1982/83 non riconobbe a pieno i meriti di quello che negli anni successivi è diventato un punto di riferimento dell’universo cinefilo (anche grazie alla director’s cut del 1991). Solo due le nomination all’Oscar: miglior scenografia e migliori effetti speciali. Completamente ignorate la splendida colonna sonora di Vangelis (premiato con la statuetta l’anno prima per Momenti di gloria) o la fotografia iperrealista di Jordan Cronenweth. Per la sua prima nomination come miglior regista Ridley Scott ha dovuto aspettare il 1992, quando fu candidato per Thelma & Louise: sono seguite due menzioni per la regia de Il gladiatore e di Black Hawk Down – Black Hawk Abbattuto e una come miglior produttore per il recente Sopravvissuto – The Martian.


9. La parola ai giurati


Uno degli esordi più memorabili di sempre quello di Sidney Lumet, autore di questo strepitoso esempio di tensione narrativa, centellinata sapientemente e costruita con pochi ma fondamentali elementi, valorizzando al meglio la dimensione teatrale e claustrofobica del testo di Reginald Rose, inizialmente concepito come un film per la tv. Tre le candidature ricevute (miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura non originale), ma nessun premio conquistato. Henry Fonda ottenne la nomination in qualità di produttore, ma la sua intensa e memorabile prova d’attore fu snobbata dall’Academy. Lo stesso Fonda fu nominato come miglior attore protagonista ai Golden Globes di quell’anno, così come Lee J. Cobb in qualità di miglior interprete non protagonista: entrambi non ricevettero nessuna menzione agli Oscar per il loro encomiabile lavoro. Lumet è stato sconfitto in tutte e quattro le occasioni in cui è stato nominato come miglior regista (oltre che per questo film ha ricevuto candidature per Quel pomeriggio di un giorno da cani, Quinto potere e Il verdetto) ed è stato risarcito solo parzialmente da un Oscar alla carriera nel 2005.


8. Il lungo addio


Il capolavoro di Robert Altman e un mirabile esempio di decostruzione della grammatica filmica del genere noir, nonchè una feroce satira nei confronti degli stereotipi hollywoodiani. Non sorprende dunque il fatto che l’Academy abbia ignorato completamente il film interpretato da Elliot Gould, snobbando anche la sontuosa fotografia di Vilmos Zsigmond. Ennesimo capitolo di un rapporto a dir poco conflittuale tra il cineasta di Kansas City e gli Oscar: sette nomination (cinque per le regie di M*A*S*H [1970], Nashville [1975], I protagonisti [1992], America Oggi [1993] e Gosford Park [2001] e due come produttore di Nashville e Gosford Park) e nessun premio ricevuto. Nel 2006, a pochi mesi dalla morte avvenuta il 20 novembre di quell’anno, Robert Altman ha conquistato l’Oscar alla carriera, tardiva compensazione per uno degli autori più importanti e anticonvenzionali del panorama americano e non solo.


7. Mulholland Drive


Uno dei risultati più alti della filmografia del geniale David Lynch ha conquistato il premio alla miglior regia al Festival di Cannes del 2001 (ex aequo con L’uomo che non c’era di Joel e Ethan Coen), ma agli Oscar non ha avuto fortuna. Eppure il nono lungometraggio del regista di Velluto blu e Twin Peaks poche settimane prima delle candidature agli Academy Awards era stato tra i protagonisti dei Golden Globes, venendo nominato in cinque tra le categorie più importanti (miglior film drammatico, miglior regia, miglior sceneggiatura e miglior colonna sonora). Agli Oscar l’exploit non si è ripetuto e Lynch si è dovuto accontentare di una nomination per la regia che non ha portato alcun premio. Il cineasta di Missoula ha ricevuto in totale tre candidature agli Oscar (le precedenti per The Elephant Man e Velluto Blu), ma è rimasto a bocca asciutta in tutte le occasioni in cui ha concorso per la conquista della prestigiosa statuetta.


6. La vita è meravigliosa


Nella sua carriera Frank Capra ha vinto tre Oscar come miglior regista (secondo posto nella classifica degli autori più vincenti, al pari di William Wyler, dietro alle quattro statuette conquistate da John Ford), eppure il suo film più celebre è rimasto a bocca asciutta in occasione della Notte delle Stelle del 1947. Cult natalizio per eccellenza e uno dei titoli maggiormente amati, citati e parodiati nella storia della settima arte, La vita è meravigliosa ottenne cinque nomination (miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista [James Stewart], miglior sonoro e miglior montaggio) ma fu sconfitto in tutte le categorie. Curiosamente poche settimane prima, Capra vinse il Golden Globe come miglior regista sempre per questo film che all’epoca dell’uscita ebbe un riscontro di pubblico e critica tutto sommato contenuto e che solo con il passare degli anni ha raggiunto uno status di classico immortale che nemmeno una disfatta agli Oscar ha potuto minimamente scalfire.


5. Shining


Stanley Kubrick non ha mai vinto un Oscar? Non è del tutto vero: il grande regista americano in tutta la sua carriera ha conquistato una sola statuetta, per 2001: Odissea nello Spazio, ma non per la regia, bensì per gli effetti speciali. Tanti capolavori firmati da Kubrick non hanno ricevuto dagli Oscar l’attenzione che avrebbero meritato, su tutti Il dottor Stranamore e Arancia Meccanica rimasti senza premi nonostante diverse nomination, ma il caso di Shining è ancora più clamoroso: riconosciuto come uno dei più grandi horror di sempre e come uno dei miglior film firmati dal cineasta newyorchese, questo adattamento del best seller di Stephen King non solo non ha ricevuto alcun Oscar, ma non ha ricevuto alcuna candidatura! Ignorata l’iconica performance di Jack Nicholson, snobbata l’impeccabile e virtuosistica regia di Kubrick (corredata da un innovativo uso della steadicam che avrebbe poi fatto scuola), così come dimenticate la fotografia di John Alcott o le musiche di Wendy Carlos e Krzysztof Penderecki.


4. Taxi Driver


Prima della tanto agognata vittoria della statuetta per la miglior regia, conquistata nel 2007 con The Departed – Il bene e il male, la storia tra Martin Scorsese e gli Oscar non è certo stata idilliaca, costellata da una lunga serie di sconfitte (cinque nomination come regista e due come sceneggiatore, ma nessun premio all’attivo) e di vistose amnesie da parte dei membri dell’Academy. La più clamorosa omissione è senza dubbio quella del 1977, quando il capolavoro del regista italoamericano, fresco di Palma d’Oro a Cannes, ottene solo quattro candidature con due pesantissime mancate menzioni: quella per la regia e la sceneggiatura (firmata da Paul Schrader). Taxi Driver fu nominato nelle categorie miglior film, miglior attore protagonista (Robert De Niro), miglior attrice non protagonista (Jodie Foster) e miglior colonna sonora (Bernard Hermann) perdendo in tutte e quattro le occasioni. Va sottolineato, infine, come la pellicola di Scorsese sia stata inclusa in una delle migliori cinquine di sempre in corsa per la conquista del premio al miglior film, comprendente titoli come Tutti gli uomini del presidente di Alan J. Pakula, Quinto potere di Sidney Lumet e Rocky di John G. Avildsen.


3. La donna che visse due volte


Alfred Hitchcock non ha mai vinto un Oscar e raramente i suoi film hanno avuto fortuna in occasione della Notte delle Stelle. L’unica eccezione è rappresentata da Rebecca – La prima moglie, vincitore di un Oscar per il miglior film, mentre il regista britannico in carriera è stato nominato sei volte senza mai conquistare la statuetta come miglior regista. Nel 2012 La donna che visse due volte è stata votata come miglior film della storia del cinema dalla prestigiosa rivista Sight and Sound, superando Quarto potere di Orson Welles che deteneva il primato dal 1962. Eppure all’epoca dell’uscita, la pellicola di Hitchcock fu sostanzialmente un fiasco commerciale, ebbe modeste recensioni e anche la stagione dei premi 1958/59 trascurò in maniera sensibile un capolavoro tra i più amati e omaggiati da grandi registi come Steven Spielberg, Terry Gilliam e Brian De Palma. Il film ottenne due nomination tecniche (miglior scenografia e miglior sonoro), senza vincere alcun premio. Perfino la memorabile partitura di Bernard Hermann, ispirata al melodramma italiano e alla sinfonia I pianeti (Saturno) di Gustav Holst, non fu oggetto di alcuna menzione.


2. Luci della città


Grande successo di pubblico all’epoca per una pietra miliare della settima arte che ancora oggi sorprende ed emoziona a ogni visione. Eppure l’Academy ignorò completamente questa struggente pellicola di Charlie Chaplin, vincitrice del National Board of Review del 1931 (la classifica dei dieci migliori film dell’anno) ma con zero nomination all’Oscar, malgrado l’indimenticabile prova del suo protagonista e regista o la splendida colonna sonora firmata dallo stesso Chaplin. Il cineasta britannico non ha mai vinto un Oscar per la miglior regia, ma in carriera ha conquistato tre statuette: nel 1929 un Oscar speciale grazie a Il circo per la “versatilità e la genialità nello scrivere, recitare, dirigere e produrre”, nel 1972 un tardivo premio alla carriera per “l’incalcolabile contributo dato nel rendere il cinema la forma d’arte per eccellenza del ventesimo secolo” e nel 1973 per la colonna sonora di Luci della ribalta, film realizzato vent’anni prima ma uscito a Los Angeles solo nel ’72 e dunque eleggibile per gli Oscar degli anni successivi. Tra i tanti capolavori realizzati da Chaplin, l’unico ad avere avuto in qualche modo un consono riconoscimento dagli Oscar è stato Il grande dittatore che conquistò cinque nomination (miglior film, sceneggiatura, attore protagonista, attore non protagonista [Jack Oakie] e colonna sonora), pur senza vincere alcun premio.


1. Quarto potere


Sì, in realtà il film di Orson Welles un Oscar l’ha vinto (quello per la miglior sceneggiatura originale, andato al regista e a Herman J. Mankiewicz), ma Quarto Potere rimane probabilmente il caso più eloquente di capolavoro defraudato durante la cerimonia degli Academy Awards. Il vincitore di quella edizione del premio come miglior film fu Com’era verde la mia valle di John Ford, ma la pellicola di Welles subì un clamoroso boicottaggio guidato dal magnate della stampa William Randolph Hearst, convinto (non a torto) che il personaggio di Charles Foster Kane fosse a lui ispirato. Hearst riuscì a limitare la circolazione del film, impedendo che venisse recensito o anche solo menzionato da tutti i giornali e le radio di sua proprietà. L’insuccesso commerciale di Quarto Potere pregiudicò solo in parte l’accoglienza da parte dell’Academy, ma ne minò in partenza le chance di successo: l’opera prima di Welles ottenne, infatti, dieci nomination all’Oscar (oltre che per la sceneggiatura, per il miglior film, regia, attore protagonista, fotografia, scenografia, montaggio, sonoro e colonna sonora) pur ottenendo nove sconfitte. Emblematico fu il caso di Bernard Hermann, candidato per la musica di Quarto Potere, ma vincitore quello stesso anno per L’oro del demonio. Ad ogni modo Welles riuscì a stabilire un record tutt’ora ineguagliato: essere candidato come produttore, regista, interprete e sceneggiatore per lo stesso film. L’importanza dell’opera di un vero gigante della settima arte è stata poi certificata nel corso degli anni, assurgendo a punto di riferimento imprescindibile per chiunque faccia, studi o, semplicemente, ami il cinema, con buona pace di Hearst e dell’Academy.

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