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Cannes 2019: il regista cambogiano Rithy Panh presiederà la giuria della Camera d'Or

Lanciato dal Festival di Cannes nel 1994 con il suo primo film di finzione, The Rice People, il regista cambogiano Rithy Panh presiederà la giuria della Caméra d’Or di quest’anno.

Accompagnato da una giuria di professionisti del settore, assegnerà il premio a una tra le 22 opere prime presentate nella Selezione Ufficiale, alla Quinzaine des Réalisateurs e alla Semaine de la Critique.

“Sono felice di tornare a Cannes per presiedere la giuria della Caméra d’or di quest’anno, ricordo la mia prima volta in concorso al Festival di Cannes nel 1994 con The Rice People. Ricordo l’orgoglio, la fede, l’entusiasmo che ho provato durante la realizzazione del film: riprese in Cambogia, che stava tornando alla pace, lavorando con una troupe cambogiana per fare un film di lingua khmer… ma nulla avrebbe potuto fermarmi! Ed ecco che la bandiera cambogiana svolazzare sopra la Croisette … Dopo un genocidio e due decenni di guerra, quel pezzo di stoffa colorata, trovato in un mercato a Phnom Penh, si agitava nel vento e io mi dicevo: “Non siamo morti, abbiamo raggiunto qualcosa”. Non vedo l’ora di scoprire questi esordi, presentati a  Cannes per la prima volta”, ha dichiarato Panh nel comunicato ufficiale diffuso dal festival.

Rithy Panh è nato in Cambogia ed è arrivato a Parigi dopo la caduta degli Khmer Rossi nel 1979. Ha dedicato gran parte della sua carriera a investigare sulla campagna di genocidio perpetrata nel suo paese e a commemorarne le vittime. Il suo primo documentario Site 2 ha vinto diversi premi internazionali nel 1989. Il suo primo lungometraggio The Rice People è stato presentato in concorso al Festival de Cannes nel 1994. È tornato fuori concorso con S21: La macchina di morte dei Khmer Rossi presentato nel 2003, e The Burnt Theatre nel 2005. Tra le sue regie The Sea Wall (2008).

Ha diretto anche il magnifico L’immagine mancante, che ha vinto il premio Un Certain Regard nel 2013 ed è stato il primo film cambogiano nominato per un Oscar come Miglior film in lingua straniera. I suoi ultimi film Exile (2016) e Graves Without a Name (2018) hanno esplorato nuovamente gli effetti duraturi del genocidio cambogiano.

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