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I 5 migliori film di Peter Jackson

In occasione del suo compleanno, dedichiamo una classifica a Peter Jackson, regista neozelandese dalla carriera fortunata e singolare, capace di alternare opere piccole, folli o molto personali (come testimonia il suo documentario sulla prima guerra mondiale, They Shall Not Grow Old) a magistrali incursioni nel film a grosso budget.

Jackson ha legato indissolubilmente il suo nome, com’è noto, all’adattamento della monumentale saga tolkeniana Il signore degli anelli: una delle epopee cinematografiche e letterarie più decisive di sempre e tra i maggiori successi al box-office mondiale di tutti i tempi.

Un cineasta eclettico e multiforme, dal gusto cinefilo rutilante (ben visibile nei suoi esordi ludici e irriverenti), ma anche un instancabile sperimentatore di forme e strumentazioni digitali. Ecco la nostra top 5 dei suoi migliori film!

5) King Kong

Remake del film omonimo del 1933 diretto da Merian C. Cooper ed Ernest B. Shoedsack, capolavoro di cui era già stato fatto un rifacimento nel 1976, il King Kong di Peter Jackson è un prodotto spettacolare e assai cinefilo che rilegge, aggiorna e modernizza l’opera originale a favore di un nuovo senso dell’epica fantastica. Il forte ribaltamento narrativo fa nascere una toccante storia d’amore, sui generis, tra “la bella e la bestia”, che può commuovere ed emozionare, in particolare nella struggente conclusione. Ma in mezzo a tanti momenti suggestivi (il gigantesco Kong scivola sul ghiaccio come Bambi nell’omonimo classico Disney) e di grande impatto visivo (lo scontro tra il gorilla e il Tirannosauro), c’è spazio anche per alcune prolissità di troppo, soprattutto nella parte centrale, che lo rendono più lungo del dovuto.

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4) Creature dal cielo

Il neozelandese Peter Jackson, lontano sia dallo splatter low-budget degli esordi (Splatters – Gli schizzacervelli del 1992) sia dall’epica hollywoodiana dei film tolkieniani che verranno (a partire da Il signore degli anelli – La compagnia dell’anello del 2001), ha realizzato un dramma psicologico adolescenziale a tratti visivamente suggestivo ma fin troppo melodrammatico nella resa, spesso irritante, del rapporto tra le due protagoniste. Inizialmente mono-dimensionale e piuttosto scontato, Creature del cielo fatica molto a carburare prima d’iniziare a crescere esponenzialmente nella seconda parte, quando i toni si fanno più dark e disturbanti.

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3) Il signore degli anelli – La compagnia dell’anello

Al neozelandese Peter Jackson che è stato affidato l’arduo e ambizioso compito di portare al cinema la mastodontica opera di John Ronald Reuel Tolkien. Il primo film della trilogia tratta da Il signore degli anelli (1954-1955) è un viaggio fantastico attraverso un scenario curatissimo (tutte le sequenze in esterni sono state girate in Nuova Zelanda) e con effetti speciali prepotenti e innovativi, capaci di restituire l’immaginifica magia della pagina scritta senza risultare fastidiosamente invasivi. Imponente, con un senso dell’epica accentuato dalla colonna sonora di Howard Shore che coglie alla perfezione le sfumature delle singole scene, passando dalla nostalgia allo spavento, dallo stupore all’avventura, La compagnia dell’anello rappresenta il punto di contatto ideale tra il cinema d’intrattenimento fantasy e la complessità del romanzo di Tolkien, riducendo al minimo i tempi morti senza però eliminare lo spirito intimista né la forte valenza allegorica (sulla guerra) della pagina scritta.

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2) Forgotten Silver

Il falso documentario di Peter Jackson, della durata di meno di un’ora, dedicato al “più grande (non esistente) innovatore della storia del cinema” Colin MacKenzie, è uno dei lavori migliori del regista neozelandese, un grande atto d’amore verso la settima arte, innocente e cristallino come lo sguardo di un bambino. Quello che poteva (e rischia di) essere una battuta o una barzelletta dilatata fino all’inverosimile, finisce in realtà per registrare in maniera schietta e divertente la sincera passione per il visivo del Jackson giovanile: una passione talmente forte da averlo portato a eliminare completamente la verità e la plausibilità nella storia, facendo assumere al documentario la forma di un progetto geniale nel suo essere brillantemente fittizio.

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1) Il signore degli anelli – Il ritorno del re

Record d’incassi, di riconoscimenti, di successo: il terzo e conclusivo capitolo della trilogia diretta da Peter Jackson ispirata a Il signore degli anelli di John Ronald Reuel Tolkien segna il cristallizzarsi definitivo, nella sua forma più maestosa, della nuova epica del cinema fantasy, con musiche imponenti, effetti speciali spettacolari e un montaggio che spesso dona la giusta (ed esagerata) enfasi alle scene d’azione, alle sequenze drammatiche, allo sviluppo psicologico dei personaggi. Titanico, debordante, con una post-produzione durata più di due anni e un budget stimato di 94 milioni di dollari, l’epilogo della saga riesce a impressionare nelle sua veste di blockbuster monstre che non rifiuta un’evidente ambizione nell’approfondire il confine tra Bene e Male, inglobando e sviluppando ulteriormente i due lungometraggi precedenti.

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