News
Daredevil: rinascita e redenzione del Diavolo di Hell's Kitchen

“Davanti a questo Dio preferisco morire come Daredevil, che vivere come Matt Murdock”



Il biglietto da visita della terza stagione di Daredevil arriva nei primi 15 minuti, al culmine di un dialogo colmo di tutto ciò che dilania l’animo del protagonista (Charlie Cox): una spiritualità ambigua, una continua domanda, un urlo disperato verso un Dio dal quale l’avvocato cieco di Hell’s Kitchen si sente deluso e, soprattutto, abbandonato. Alla fine di Defenders si intuiva non fosse morto, e Rinascita di Frank Miller non può che essere l’opera ispiratrice per una terza stagione da cui era lecito attendersi molto, dopo una prima inarrivabile e una seconda che di fatto è stata solo un trait d’union con poca anima. L’anima di Matt Murdock, che deve risorgere dalle ceneri di una morte apparente, come ha fatto il suo corpo prima di lei, cercando di superare lo scontro con un Dio che ha mostrato il suo vero volto, un volto che a Murdock non piace. Ha perso la Fede. Ha perso tutto. E queste sono solamente le premesse di una produzione che, si può dirlo subito, raggiunge la qualità degli esordi, facendo dei dialoghi, dell’introspezione e della spiritualità il suo vero punto di forza. Prima degli scontri. Prima delle arti marziali. L’anima, prima del corpo.


“Vanessa”



Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) è riuscito ad evadere di prigione, corrompendo l’FBI. Trova nell’agente Pointdexter (Wilson Bethel) un’arma letale da sfruttare contro Matt, reo di avergli portato via l’amata Vanessa, autentica ossessione e unico vero amore di Kingpin. Il piano per demolire il Diavolo di Hell’s Kitchen è crudele, e andrà a coinvolgere anche le persone che stanno più a cuore a Murdock: Karen Page (Deborah Ann Woll) e Foggy Nelson (Elden Henson).


Kingpin è tornato e a suo modo anche lui cerca un ritorno alla vita, dopo il periodo passato dietro le sbarre. Vanessa come sogno d’amore da coronare: e quale regalo migliore per l’amata che riprendersi tutto il potere e il dominio sulla malavita di New York? D’Onofrio regala ancora una volta un’interpretazione convincente, a dir poco, riuscendo con il suo talento a dare profondità e complessità ad un personaggio comunque ben scritto, un villain di tutto rispetto come ormai non si riesce più a incontrarne, con un suo codice, un suo onore, intelligente e astuto, ma che se serve è pronto a scaraventare la sua mole e i suoi muscoli contro chi si mette sul suo cammino.


Bullseye



Tra le poche cose salvabili del film del 2003, sicuramente il personaggio di Bullseye. Ma va dimenticato il cecchino col volto di Colin Farrell che soffocava le vecchiette in aereo con le noccioline: ora è un personaggio a tutto tondo, complesso, con un passato terribile e una cartella clinca a raccontarlo. L’episodio 5, forse il migliore della stagione, è totalmente dedicato a lui e a spiccare è una strepitosa sequenza in bianco e nero in cui si racconta l’infanzia del killer, in cui vengono tratteggiate le sue psicosi, i suoi disturbi, coi quali si è quasi portati ad empatizzare. C’è un lato umano, dietro il mostro? Non si capisce, è tutto giocato sul dubbio, sull’incertezza, ma anche in questo caso c’è un’evidente ricerca di riscatto. Di rinascita. O forse solamente di affetto, comprensione e appartenenza.


Before



Episodio 10, intitolato Karen, tutto incentrato su miss Page e in grado di contendersi il primato con il 5°. Before, appunto, non si sa quando. Perché non importa, in fondo, sapere il periodo in cui la vita di Karen era totalmente diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere in questi anni. Deborah Ann Woll non è mai stata tanto convincente come in questo episodio, dove l’occasione di raccontare un passato terribile permette di comprendere come anche lei cerchi un riscatto. Il perdono. Una redenzione. Che altro non è se non un sinonimo della parola chiave che guida l’intera stagione: rinascita, appunto.


“Perché anche io credevo di essere il soldato di Dio. Beh, non più”



Dichiarazione d’intenti e di chiusura da parte di Murdock, ora più che mai convinto che il suo destino sia di essere semplicemente un vigilante che fa della rabbia e della vendetta senza pietà la sua ragione di vita. Essenzialità, anche nella regia, che seppur regala inquadrature strepitose e un piano sequenza che supera i 12 minuti (elemento orami diventato leitmotiv nelle stagioni), non è mai gratuita nelle inquadrature o nella ricerca di virtuosismi. Lo stesso Devil non indossa il costume rosso, è tornato al nero della prima stagione, quando ancora doveva affermarsi. Quando ancora doveva essere conosciuto come Devil. Tutto crolla, tutto è distrutto, ma ogni uomo merita la possibilità di una redenzione. Lo si dice parlando di Fisk, ma è un discorso che Murdock rivolge anche a se stesso, a conti fatti. Una splendida Rinascita.


Maximal Interjector
Browser non supportato.