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And the Oscar goes to: dieci discorsi memorabili

È inutile negarlo: tra i momenti più attesi della notte degli Oscar, i discorsi di ringraziamento occupano un posto speciale.

A volte, più che i vincitori, negli ultimi anni troppo spesso eccessivamente scontati, a lasciare il segno nella memoria sono quei pochi minuti in cui i premiati si abbandonano ai loro sentimenti, o si lasciano andare a esplosioni irrefrenabili di entusiasmo, o si levano qualche sassolino dalla scarpa, oppure regalano piccole performance da ricordare, suscitando gli applausi, le risate e le lacrime dei presenti in sala e, perché no, degli spettatori da casa.

In attesa di sapere chi si porterà a casa gli Oscar in occasione della cerimonia di domenica 9 febbraio, ecco la nostra top ten dei discorsi più memorabili di sempre.

10. Joe Pesci (1991)

«È un mio privilegio, grazie»: quello di Joe Pesci è uno dei discorsi di ringraziamento più brevi di sempre. L’attore italoamericano, vincitore del premio Oscar per il miglior attore non protagonista grazie a Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese contiene l’emozione e regala un mirabile esempio di stringatezza e essenzialità.


9. Meryl Streep (2012)

«Quando è stato pronunciato il mio nome, mi è sembrato di sentire mezza America dire “Oh no! Oh, perché lei? Di nuovo?!?”. Beh, chi se ne frega». Terzo Oscar per Meryl Streep, secondo come attrice protagonista, grazie alla sua performance in The Iron Lady di Phyllida Lloyd e un discorso che è un vero e proprio bilancio di una carriera, con uno speciale ringraziamento al parrucchiere Roy Helland, storico collaboratore dell’attrice, vincitore quella stessa sera dell’Oscar per il miglior trucco sempre grazie al biopic su Margaret Thatcher. «Capisco perfettamente che non salirò mai più su questo palco, quindi voglio ringraziare tutti i colleghi con cui ho lavorato in questi anni. Guardo questa platea e vedo tutta la mia vita davanti ai miei occhi. Grazie a tutti voi, miei vecchi amici e nuovi amici. Grazie per aver reso così incredibile la mia carriera».


8. Marlon Brando (1973)

Nel 1973 Marlon Brando conquista il suo secondo Oscar come miglior attore protagonista, vestendo i panni di Don Vito Corleone in Il Padrino di Francis Ford Coppola.  Ma la sera della premiazione, l’attore decise di boicottare la cerimonia, mandando al suo posto sul palco Sacheen Littlefeather, una rappresentante degli Indiani d’America. Una decisione spiazzante che suscitò qualche malumore in sala con fischi e moti di protesta subito sedati dal carisma della donna incaricata di ricevere il premio al posto di Brando. «Marlon Brando mi ha chiesto di comunicarvi che non può accettare questo premio per un motivo molto semplice: il modo in cui gli Indiani d’America sono trattati oggi dall’industria cinematografica e televisiva». Da notare come l’attore Roger Moore, chiamato a presentare il premio, non abbia consegnato l’Oscar a Sacheen Littlefeather nemmeno dopo la fine del discorso: che l’ex 007 abbia tenuto per sé l’Academy Award?


7. Shirley MacLaine (1984)

Dopo quattro nomination risoltesi con un nulla di fatto, Shirley MacLaine riesce a vincere il tanto agognato Oscar come miglior attrice protagonista grazie a Voglia di tenerezza di James L. Brooks. «Sto per piangere, perché questo show è durato quasi quanto la mia carriera. Mi sono chiesta per ventisei anni come mi sarei sentita se avessi mai vinto un Oscar. Grazie infinite per aver fatto finire l’attesa». Sicura di sé, spigliata e ironica, la MacLaine ha parole di elogio per il suo regista e per i suoi co-protagonisti Jack Nicholson («Ho sempre voluto lavorare con Jack… e averlo avuto a letto con me è stata una tale gioia da mezza età») e Debra Winger («Ho voluto lavorare con il suo talento turbolento: si è così immedesimata nella parte che per quattro mesi ho creduto di aver due figlie!») e lasciandosi andare a una chiusura decisamente refrattaria alla modestia: «Dio benedice quel potenziale che ognuno di noi ha nel rendere possibile qualsiasi cosa, se pensiamo di meritarcela. Io merito questo premio. Grazie».


6. Julia Roberts (2001)

Dopo due nomination senza premi, Julia Roberts conquista l’Oscar come miglior attrice protagonista per Erin Brockovich – Forte come la verità. di Steven Soderbergh. «Signore sta facendo un ottimo lavoro, è veramente veloce con quella bacchetta, perché non si siede per un po’? Perché potrei non salire mai più su questo palco»: così esordisce l’attrice, rivolgendosi al direttore dell’orchestra, consapevole che il suo discorso andrà fuori tempo massimo. Incredula e piena di gioia, la Roberts ringrazia chiunque abbia mai incontrato in vita sua, le quattro attrici con cui condivideva la nomination (Joan Allen, Juliette Binoche, Ellen Burstyn, Laura Linney), la vera Erin Brockovich, lasciandosi poi andare a una risata liberatoria «Amo stare su questo palco! Amo il mondo! Sono così felice! Grazie!». Il discorso di Julia Roberts, con buona pace del direttore d’orchestra e delle tempistiche dell’Academy, è durato più di quattro minuti.


5. Charlie Chaplin (1972)

Dopo quasi due decadi di esilio in Europa, il rientro di Charlie Chaplin negli Stati Uniti è un trionfo. Nel 1972, l’attore, regista e compositore britannico conquista il premio alla carriera per “l’incalcolabile contributo dato nel rendere il cinema la forma d’arte per eccellenza del ventesimo secolo”. Una meritatissima standing ovation di 12 minuti per uno dei più importanti cineasti della storia della settima arte, visibilmente commosso dinnanzi a una platea entusiasta. «Le parole mi sembrano così futili in questo momento. Posso solo dire grazie per questo onore e per avermi invitato qui, voi splendide e dolci persone. Grazie». Un discorso semplice, sincero ed estremamente toccante, corredato dall’impagabile siparietto conclusivo con protagonisti lo stesso Chaplin e Jack Lemmon, uno dei presentatori della serata.


4. Robin Williams (1998)

«Questa è la volta buona che rimarrò senza parole»: questa la toccante confessione di Robin Williams dopo aver vinto l’Oscar come miglior attore non protagonista per Will Hunting – Genio ribelle di Gus Van Sant. Dopo tre nomination, arriva il successo grazie al film scritto da Matt Damon e Ben Affleck e che saranno i primi ad essere abbracciati dall’attore («Voglio comunque ancora vedere i vostri documenti» in riferimento alla giovane età dei due, vincitori dell’Oscar per il miglior script dell’anno). Emozionato senza rinunciare alla consueta dose di ironia, Williams dedica un pensiero affettuoso al padre scomparso «l’uomo che quando gli dissi che avrei voluto fare l’attore rispose “Splendido, basta che tu abbia un piano B… tipo fare il saldatore”». Infine l’abbraccio con l’amico di sempre Billy Crystal, presentatore della cerimonia di premiazione del 1998, e a sua volta commosso dalla vittoria del collega.


3. Martin Scorsese (2007)

E l’ottava fu la volta buona per Martin Scorsese: dopo sette nomination (cinque come regista e due come sceneggiatore) il trionfo con l’Oscar alla miglior regia per The Departed – Il bene e il male. «Potreste ricontrollare la busta?» chiede incredulo e divertito il regista, visibilmente commosso per essere stato presentato dai suoi tre vecchi amici e colleghi dell’epoca aurea della New Hollywood Francis Ford Coppola, Steven Spielberg e George Lucas. «È strano, perché in tutti questi anni tanta gente mi ha augurato di vincere un Oscar. “Dovresti vincerlo! Dovresti vincerlo!” Colleghi, amici, dottori, estranei, gente in ascensore. E tutto quello che posso dire è “Grazie”». Grande standing ovation con il tifo da stadio di Mark Wahlberg, Leonardo DiCaprio e Jack Nicholson, quest’ultimo nascosto nel dietro le quinte poco prima di premiare The Departed come miglior film dell’anno, ma non prima di abbracciare in maniera appassionata il vecchio amico Marty. Una statuetta lungamente attesa dal regista e non solo, finalmente arrivata seppure non per il suo film più significativo.


2. Roberto Benigni (1999)

«And the Oscar goes to… Roberto!»: con queste parole un’emozionata Sophia Loren annuncia il premio a Roberto Benigni, vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero con La vita è bella. E il regista toscano si lascia andare a una gioia incontenibile, sale sulle sedie del teatro, saltella e si guadagna gli applausi dei presenti. Un momento indimenticabile, un’immagine di straordinaria vitalità che a lungo è rimasta impressa negli occhi e nei cuori di molti, un frammento di lucida e spontanea follia che culmina nell’attacco del discorso di ringraziamento: «Grazie Sophia! Lascio qui l’Oscar, ma voglio te! Questo è un momento di gioia e io vorrei baciarvi tutti». Un pensiero ai genitori che gli hanno fatto il più importante regalo della sua vita, la povertà («Thank you mamma e babbo!»), e un altro, citando Dante, all’amore come forza motrice che muove il Sole e le altre stelle. «È sempre una questione d’amore. Io sono qui perché tanta gente ha amato il mio film: l’amore è come una divinità e, a volte, se avete fede, come ogni divinità può apparire. Ecco perché voglio dedicare questo premio a mia moglie (Nicoletta Braschi n.d.a.)».


1. Cuba Gooding Jr. (1997)

Probabilmente il più celebre, spontaneo e travolgente discorso di ringraziamento di sempre. Una carriera di tanti bassi e ben pochi alti, ma nel 1997 Cuba Gooding Jr. ha il suo momento di gloria vincendo l’Oscar come miglior attore non protagonista per Jerry Maguire di Cameron Crowe e regalando sul palco una performance che non si può dimenticare. Emozionato e felice, l’attore parte con un discorso piuttosto canonico, ma non appena la musica si alza, esortandolo a finire in fretta e a far proseguire la cerimonia, Gooding Jr. perde qualsiasi freno inibitore e inizia a ringraziare «everybody involved in the movie» (in modo particolare l’amico e partner sullo schermo, Tom Cruise), lanciando dichiarazioni d’amore a tutti i presenti (ripetendo per ben 13 volte la frase «I love you!»), posseduto da un febbrile e entusiasmante raptus di felicità incontenibile che si guadagna una meritatissima standing ovation.

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