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KENNETH LONERGAN PRESENTA MANCHESTER BY THE SEA: "GLI OSCAR? NON CI PENSO"

Il regista Kenneth Lonergan è approdato a Roma per presentare il suo Manchester By the Sea, inserito nella selezione ufficiale dell’undicesima Festa del Cinema di Roma e dato da molti come probabile candidato di peso ai prossimi Oscar. In attesa degli Academy Awards, Lonergan ha raccontato la genesi e i tanti elementi di interesse di un progetto nel quale è capitato quasi per caso e che gli sta regalando enormi soddisfazioni professionali. Protagonista del film è un intenso Casey Affleck nei panni di un uomo, Lee Chandler, che dopo aver presso il fratello si ritrova a fare da tutore al nipote.

Le storie nascono spesso per motivi misteriosi e talvolta inspiegabili. Può spiegarci com’è nata questa storia in particolare?

Matt Damon e Jon Krasinski mi hanno chiesto di scrivere la sceneggiatura e Matt voleva fare la regia del film, poi però non è più stato possibile per lui per via di altri impegni e mi ha scelto per dirigerlo. E’ stato un onore e un privilegio, maturato per caso.

Il film parla dell’elaborazione del lutto, di fatto il protagonista è affetto da disturbo post-traumatico. Ci si chiede spesso come sia possibile sopravvivere alla morte di un figlio o di un caro molto prossimo. Lei che ne pensa?

Ho una figlia, e non posso nemmeno immaginare cosa succederebbe se non ci fosse più. Però ho amici che hanno avuto questa esperienza e credo che uno dei modi per conviverci stia nel fatto che rimangono altre persone delle quali si ha voglia di occuparsi. Io però volevo raccontare soprattutto una storia su qualcuno che non ce la fa ad andare avanti, a superare un dolore così grande e lancinante. Penso sia falso e ipocrita dire che ci si possa lasciare alle spalle una sofferenza così grande, perché, parlandoci sinceramente, è davvero impossibile.

Le musiche di Manchester By The Sea hanno un valore importante, quasi diegetico. La musica lirica e sinfonica accompagna le immagini e forse contribuisce a spiegarle ancora meglio. E’ così?

Si tratta della musica che ascolto e che mi piace, non avevo un’idea precisa all’inizio su quali musiche utilizzare. In sala di montaggio ho fatto diverse prove e ho cercato di usare le soluzioni che mi sembravano più efficaci. La musica controbilancia la storia, non la sottolinea di certo. Piuttosto è un contrappunto, un elemento emotivo più di qualsiasi altra cosa.

Casey Affleck era già nel progetto iniziale o l’ha voluto Matt Damon?

All’inizio Matt Damon doveva anche interpretare il protagonista. Alla fine però non ha avuto la possibilità di farlo e abbiamo offerto la parte a Casey, che è uno dei miei attori preferiti in assoluto. Sono stato contentissimo di lavorare con lui e credo che abbia fatto un ottimo lavoro.

Il suo film è intriso di dolore ma si registra contemporaneamente un notevole equilibrio tra il dramma e l’ironia. 

Per me sono la stessa cosa, non li distinguo. Il mio personaggio sente che il suo universo personale e privato è stato distrutto, ma in fondo il resto del mondo va avanti nonostante tutto. Questo contrasto è alla base del film e penso che non sarei in grado di imbastire un racconto che suoni giusto e appropriato per me senza metterci un po’ di ironia. Alcuni maestri ci sono riusciti egregiamente, ma io non penso che ne sarei in grado.

Il montaggio di Manchester By The Sea è molto interessante, con flashback ed elementi dissonanti che ritornano. Quanto è cambiato il film una volta approdato in sala di montaggio rispetto al modo in cui l’avete girato?

E’ una domanda a cui non è facile rispondere. Abbiamo tagliato delle scene che non funzionavo o che risultavano ridondanti, ma il film vive di un equilibrio narrativo peculiare, dovuto anche alla presenza di molti flashback, che è difficile spiegare a parole ma che abbiamo cercato costantemente di riprodurre, nel momento in cui siamo trovati a dover assemblare le diverse scene.

Cosa ne pensa di una possibile inclusione del suo film nella corsa agli Oscar?

Non ci penso, ma sono felice che ci pensino altri e che se ne parli così tanto, sono cose che gratificano enormemente. Ciò che mi importa più di ogni altra cosa è però che il film venga visto e piaccia, perché è la cosa più importante. Se poi andrà agli Oscar potrò solo esserne felice.

 

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