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La distensione d'intenti di Eastwood: una riflessione su Earl Stone, il personaggio principale de "Il corriere - The Mule"

È un corpo disseccato, inaridito, quello di Earle Stone. Le braccia sono vuote e sembrano sospese in un vacillare mansueto, la schiena lievemente arcuata verso terra, il petto quasi infossato contro la spina dorsale.

Ha il portamento allacciato di chi trattiene il tempo e ha valicato ogni duello. Tiene la camicia ordinata nei pantaloni stretti un bel pezzo sopra la vita. È beneficiario di una delicatezza che è quietanza del tempo andato. Spossato nelle giunture, eppure lucido e consapevole in modo quasi sovrumano. Una consonanza di arti scarni sincronizzati in una marcia discreta e intima. A tratti ironica.

Nel volto disidratato di Clint Eastwood ne Il corriere – The Mule c’è tutta la gravità e l’imperturbabilità di chi ha scrutato a lungo. Compreso molto.

Nel corrugamento della pelle, si vede – in verità – una distensione d’intenti che sposa la risolutezza dei dialoghi, la fermezza delle decisioni.

Infatti, anziano, Stone si trova a fare il corriere per il cartello della droga con una disciplina navigata nei gesti, una magrezza nei movimenti da farlo sembrare uno specialista cortese della malavita.

Invece è solo un uomo che tenta celermente di sopperire a tutte le mancanze collezionate negli anni, adesso che cerca di raggranellare la fiducia che la ex moglie e la figlia gli avevano donato a vuoto.

Il suo pick up – con cui attraversa l’America – diventa uno spazio beato, la casa di un repertorio di musiche country che spaziano da Willie Nelson a Travis Tritt a Roger Miller, ma anche l’unico mezzo di riscatto per chi il tempo lo ha giocato quasi tutto.

Eastwood governa la strada, canticchia con carichi esorbitanti di cocaina nel bagagliaio, sosta imperturbabile nelle aree di servizio per gustare una birra, quando i malavitosi impugnano le armi lui adopera il burro di cacao contro l’arsura sulle labbra. Quando un agente lo ferma sul ciglio della strada per un controllo, lui – con l’aspetto di un pensionato in villeggiatura – parla di noci pecan e della peggior torta che sua nipote si ostina a preparare.

L’inquadratura finale, sfumata sulla scarpa nera di Eastwood, indolente, dice molto su un attore che impronta il suolo da ottantotto anni. E va via, forse del tutto, dallo scenario filmico con l’andatura calma di chi non ha più alcuna impazienza.

 

Hilary Tiscione

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