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L’appetito di Viggo Mortensen in "Green Book"

Ventisei hot dog mandati giù in un’ora per vincere cinquanta dollari.

“Non ha pensato di fare il critico gastronomico?”, gli domanda Mahershala Ali nei panni del famoso pianista Don Shirley. “No, veramente no”, risponde Tony Lip – un Viggo Mortensen ingrassato, di primo acchito quasi irriconoscibile, con il viso largo e lo stomaco sfondato. “Gliel’ho detto solo perché ha un modo meraviglioso per descrivere il cibo”.

Salato, ecco com’è il piatto che divora Lip senza ritegno, davanti al suo capo distinto. E il sale confonde, dice, tutti sanno cucinare salato. Il vero trucco sta negli aromi.

È vero, Mortensen sa raccontare il cibo, nelle movenze soprattutto.

Sa dire con il corpo il godimento più rustico e lordo per una pizza ripiegata su se stessa come fosse una tovaglia da sbranare in un solo boccone; per il sugo di pomodoro dove inzuppare le dita; per la concessione pietosa a un piatto di spaghetti con le polpette che sa di spaghetti cinesi al ketchup, per uno snack ripugnante alla menta e formaggio sputato in un tovagliolo e riconsegnato al cameriere.

Con una mano tiene il volante e con l’altra abbranca le croste bisunte dei brandelli del miglior pollo della sua vita, quello del Kentuchy Fried Chicken, e gesticola – da buon siciliano – e parla con la bocca piena, mastica in modo istintivo e animalesco, mentre afferra una coscia di carne unta e la passa al suo capo seduto dietro, come per sfidarlo, per istigarlo alla disubbidienza.

Gli suggerisce di usare le mani, perché è così che si mangia! E riesce anche in questo caso il corpulento e sboccato Lip a convertire le signorili premure di un genio in gesti primitivi e grezzi, sorprendentemente portati per la faccia più pura e schietta della vita. Anche gettare le ossa di pollo fuori dal finestrino è parte di questa impulsività pastorale e liberatoria e come diceva il padre di Tony: “Quando ridi, ridi. Quando lavori, lavora. E quando mangi, mangia tutto quello che c’è”.

Viene voglia di mangiare pollo fritto, di comprare uno di quei maxi secchielli di cartone per famiglie numerose e ingozzarsi fino al disgusto.

Viene voglia anche di slegare la condotta dal primordio e usare di più le mani e i denti.

di Hilary Tiscione

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