Dopo il nostro articolo nel quale ci raccomandavamo di non perdere l’appuntamento con Jim Capobianco, anche noi ci siamo recati il pomeriggio del 29 settembre nella sala grande dello spazio BASE per assistere all’incontro col genio dell’animazione del quale offriamo, per chi se lo fosse perso, un approfondimento che ripropone i contenuti affrontati.
«Ciao Milano can you hear me?» accompagnato da un buffo movimento delle sopracciglia appena il suo volto appare sullo schermo. Così Jim, in videoconferenza da Los Angeles, rompe il ghiaccio con il pubblico in sala e mette subito tutti a proprio agio. L’interno del suo studio, caoticamente affascinante, è decorato con cartellette, libri, faldoni dai quali traboccano tavole da disegno, stralci di giornale appesi ai muri e un tavolo da lavoro con fogli e matite, proprio come vi aspettereste che fosse lo studio di un disegnatore in un film della Pixar. Jim è sorridente, colloquiale ed informale anche se il contenuto della sua lezione, presentata con passione e durata quasi due ore, è denso, specifico e dettagliato, tanto da essere accompagnato da slide illustrative.
Avendo un’esperienza decennale nel campo della scrittura per il cinema, Jim ripercorre il processo di realizzazione di una sceneggiatura efficace applicando la descrizione dei suoi passaggi essenziali a Ratatouille, vincitore nel 2008 del premio Oscar come miglior film d’animazione e candidato per la miglior sceneggiatura originale.
Il tutto comincia con una domanda molto semplice la cui risposta è però tutt’altro che immediata: come portare il pubblico ad amare un ratto? Infatti, Ratatouille è la storia di un topo disposto a tutto pur di realizzare il suo sogno di diventare un cuoco. Jim spiega come in una storia sia essenziale la costruzione del personaggio e di due caratteristiche chiave: avere uno scopo e suscitare empatia. Più l’obbiettivo è difficile, più lo spettatore sarà incuriosito dal percorso del protagonista e vorrà sapere se, alla fine, riuscirà o meno ad ottenere quello per cui sta lottando. Ciò che permette l’identificazione con il protagonista e che quindi garantisce una buona dose di empatia non è tanto l’aspetto fisico quanto la personalità del personaggio: Remy, così si chiama l’eroe di Ratatouille, è un sognatore ambizioso dal palato raffinato, qualità che lo rendono un outsider, un estraneo a quelli che sono gli standard del suo ambiente. Per questo motivo il protagonista dovrà affrontare un serie di conflitti e superare degli ostacoli che, inoltre, scandiscono il flusso delle informazioni e strutturano il progredire del film.
Arrivato a questo punto Jim spiega la divisione in 3 atti di una sceneggiatura classica: nel primo viene presentato il protagonista e chiarito il suo obbiettivo. L’atto 1 termina con il primo climax, dato, nel caso di Ratatouille, dalla migrazione forzata del protagonista dalla campagna al ristorante in città. Il nuovo ambiente presenta nuove difficoltà, come l’interazione con l’essere umano e la paura di essere scoperti nella cucina, ma anche nuove possibiltà, come quella di poter cucinare e di avvicinarsi alla realizzazione del proprio sogno. Il secondo atto si conclude con un altro climax che sembra vanificare tutti gli sforzi del protagonista: Remy litiga con il suo nuovo amico umano Linguini, viene scoperto cucinare e il ristorante chiude. Tuttavia, nell’arco del film, ha subito un’evoluzione, ha sconfitto dei nemici e ha conosciuto dei complici. Solitamente sono le relazioni che il protagonista è riuscito ad instaurare a determinare lo svolgimento del terzo e ultimo atto del film: Remy e Linguini, inizialmente sguattero del ristorante che viene chiuso, si riavvicinano ed insieme aprono un ristorante tutto loro che consolida la loro amicizia e rappresenta il coronamento del sogno di Remy.
Jim Capobianco conclude spiegando come questa divisione in 3 atti sia la ricetta vincente della maggior parte delle storie dei film Pixar. Rigida e precisa, la struttura offre allo stesso tempo ampia libertà creativa che il team della casa di produzione cinematografica ha dimostrato di saper sfruttare in ogni prodotto in modo sempre originale e avvincente.