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Milano Film Festival, giorno 7 - How to Make a Low-Budget Horror Movie

Nel tardo pomeriggio di martedì 3 ottobre, anticipando la proiezione del loro ultimo film The Endless (2017), i registi indipendenti Justin Benson e Aaron Moorhead hanno incontrato il pubblico del Milano Film Festival all’interno di una fitta masterclass intitolata How to Make a Low-Budget Horror Movie.

Giunti ormai al loro terzo lungometraggio a basso costo, i due giovani autori hanno condiviso con il curioso pubblico presente in sala la propria esperienza, indicando pregi e difetti delle loro stesse opere, tracciandone l’iter produttivo e colorando il tutto con simpatici aneddoti.

Pur confessando di non avvicinarsi a un progetto badando troppo alla sua indicizzazione e dichiarando invece di porre maggior attenzione sulla storia, Benson e Moorhead hanno esordito sottolineando quanto l’adesione a un determinato genere cinematografico comporti inevitabili ripercussioni sull’intera produzione: «Quando si ha a che fare con risorse limitate il pragmatismo è essenziale. Tentare di realizzare un film d’azione – per esempio – è proibitivo, perché ci si deve confrontare con produzioni enormi. Come puoi pensare di rivaleggiare con Transformers quando hai a disposizione ventimila dollari? Questa è la ragione per cui noi non abbiamo mai lavorato su film con degli zombie… avremmo dovuto usare salsa di pomodoro al posto del sangue e il risultato sarebbe stato squallido».

Benson – che si è dichiarato debitore nei confronti di The Witch (2015) di Robert Eggers – ha proseguito, infatti, spiegando come sia essenziale imparare a calibrare le proprie storie in relazione al capitale di cui si dispone, invitando dunque gli aspiranti film makers a concentrarsi innanzitutto sulla stesura della sceneggiatura, tra li elementi meno costosi dell’intera filiera e passaggio gratuito nel caso dell’eclettico cineasta di San Diego.

«Uno script solido abbinato al giusto cast permette di combinare una pellicola efficace, talvolta persino superiore a opere che godono di budget ben più consistenti; non a caso proprio la selezione dei protagonisti è un’altra fase fondamentale del nostro lavoro» ha aggiunto Moorhead – ammiratore del cinema di Denis Villeneuve e fan della serie tv The Knick, diretta da Steven Soderbergh – «La scelta degli attori fa il novanta per cento del film, giacché una buona chimica ti permette di risparmiare tempo, ciak e dunque soldi; inoltre, non potendo contare su grandi nomi la loro bravura è la principale attrazione delle nostri pellicole… la regia, la storia, quelle vengono dopo, lo spettatore invece percepisce immediatamente se la recitazione è buona o cattiva. Per questo motivo i casting possono durare mesi, anni anche».

Attraverso la proiezione di alcune sequenze tratte da Resolution (2012), loro film d’esordio, e da Spring (2014), opera seconda girata in Puglia, Moorhead e Benson hanno poi indagato brevemente il loro rapporto con il comparto sonoro – tra i crucci principali delle produzioni low-budget – e con la post produzione, soffermandosi in particolare sull’utilizzo della CGI ed enfatizzando il ruolo giocato da un buon uso della color correction, vitale per galvanizzare la direzione fotografica e per garantire una maggior efficacia all’immagine.

Durante le due ore di master class, ovviamente, i due giovani cineasti hanno espresso anche numerose considerazioni riguardo alla direzione del film, offrendo anche qualche prezioso consiglio agli aspiranti registi nelle primissime file.

«Generalmente non si riesce mai a percepire in fase di ripresa ciò che si sta costruendo… lo script muta in continuazione in base ai vari intoppi che si incontrano sul set e diverse porzioni di girato vengono scartate in fase di montaggio, dove emergono incongruenze che, sul momento, ritenevi invece funzionali» ha ammesso di fatti Benson, mentre Moorhead si è soffermato sulla messa in scena vera e propria, riflettendo su quanto sia necessario per un regista saper selezionare cosa mostrare e come. Secondo l’autore cresciuto a Tarpon Springs, troppo spesso l’horror si dimentica dell’impatto psicologico, cercando unicamente di ricreare un terrore di tipo visivo; ciò tuttavia, specie quando abbinato a budget risicati, può dare vita a situazioni grottesche, al limite del ridicolo, screditando l’intera opera e dissolvendo qualsiasi tensione o inquietudine.

«Le persone sono spaventate da ciò che non conoscono, da ciò che non vedono, da ciò che non distinguono… tanto negli horror quanto nella vita. Ogni nostro progetto è sempre stato ritenuto irrealizzabile, tantissimi produttori pensavano che con il budget di Resolution avremmo potuto realizzare una pubblicità o al massimo un corto. Con The Endless abbiamo dovuto affrontare le medesime perplessità, arrivando persino a indossare i panni dei due protagonisti – un’esperienza comunque formativa poiché stare di fronte alla telecamera ti permette di percepire la storia nel suo divenire – e affiancando i nostri collaboratori in ogni fase del progetto. Ma la verità è che si deve imparare a non aspettare di “raccogliere abbastanza fondi per girare”, perché non importa quale sia il tuo budget… ma quanto tu senti di dover fare quel film».

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