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Que viva Mexico!: i vostri elaborati

Al termine del nostro workshop sui cineasti messicani, abbiamo chiesto ai partecipanti di scrivere un elaborato relativo al cinema del loro regista preferito tra i tre presi in esame. Ecco il resoconto:

 

Katia Brega

Tra voli pindarici e piedi ben piantati a terra – ROMA di Alfonso Cuaròn

Giocare all’astronauta. Una cosa normale per un bimbo negli anni Settanta ovunque nel mondo. Anche a Città del Mexico, ma con una differenza più formale che sostanziale. Il bambino ricco ha una tuta con tanto di casco molto realistica, che la mamma gli avrà comprato appena l’ha chiesta. Mentre quello povero usa la fantasia: con un secchio in testa che gli copre parte del volto come un casco, cammina piano tra fango e acquitrini ai margini della metropoli mimando in modo maldestro – e quindi perfetto – con gambe e braccia l’assenza di gravità. E lì vicino c’è anche un insegnante di arti marziali che, rivolgendosi a una moltitudine di allievi uomini, spiega che l’equilibrio interiore e quello esteriore vanno di pari passo. Sfida così i suoi “cadetti”, uno davanti all’altro quasi a formare una scacchiera ordinata, a chiudere gli occhi, alzare le braccia coi palmi uniti stando in equilibrio su un piede solo. L’unica che ci riesce è Cleo, una baby-sitter e donna delle pulizie di una famiglia benestante che vive in città, nel quartiere Roma. È una giovane donna che dovrà superare il dolore per una grande perdita sfidando le minacciose onde del mare per portare a riva anime innocenti che questa volta può ancora salvare. Così salverà anche se stessa dal pensiero della morte, alla quale giocava sul terrazzo all’inizio del film con il piccolo “astronauta”, stavolta in maglietta e pantaloncini. E sarà la passione dei bimbi per l’universo a mostrarci che il padre è tornato bimbo anche lui e ride e scherza con una donna, senza neanche accorgersi fuori dal cinema della sua famiglia che non vede da tempo. E mentre lui sembra librarsi in volo danzando, cieco verso ciò che lo circonda (nonché verso i suoi doveri familiari), alla fine Cleo troverà il suo posto sulla terra: non dovrà più portare tutti i bagagli da sola, ma rischierà di dover portare la sua nuova “famiglia” nel paesino in cui è nata per unire per un istante le sue due famiglie. Che forse è pure meglio di andar a Disneyland.

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