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Una serie di sfortunati eventi torna con "L'atroce accademia"

«Look Away, look away!»: ritorna il monito autoironico con cui si aprono i titoli di testa di Una serie di sfortunati eventi, alla seconda stagione dopo che Netflix ha adattato per il piccolo schermo i primi 4 romanzi editi da Lemony Snicket, diluiti in 8 episodi, con Barry Sonnenfeld in veste di produttore esecutivo e regista della prima coppia. Anche per L’atroce accademia – 5° libro dei 13 che compongono la serie – è Sonnenfeld a tornare dietro la macchina da presa, portando con sé le atmosfere del suo esordio cinematografico con La Famiglia Addams e omaggiando con colori pastello il cinema di Wes Anderson, come già era avvenuto per Un infausto inizio. Si inizia con un recap della stagione precedente, con tutti i travestimenti del trasformista Conte Olaf – interpretato da un ottimo Neil Patrick Harris, che conferma quanto di buono mostrato nei primi 8 episodi – per poi trovarsi al cospetto dei tre giovani Baudelaire, ora allievi di una scuola tutt’altro che accogliente, un istituto il cui motto è “Memento Mori” e in cui le piccole cheerleader intonano “Remember you will die”, una metafora espicitata di un mondo crudele in cui è difficile sopravvivere, men che meno essere felici. Il tutto presentato con toni eccessivi da dark comedy che funziona nel suo focus verso un pubblico di bambini, ragazzi e per chi è stato ragazzo crescendo con le pagine di Snicket (interpretato ancora in modo efficace da Patrick Warburton): la scuola dovrebbe essere un luogo sicuro, ma non questa. Benché il Conte Olaf non possa entrare, anche perché a suo tempo cacciato dall’istituto e ora desideroso di tornarci, ovviamente per impossessarsi dell’eredità dei tre giovani (e ricchissimi) orfani. Lo schema è quello presentato nella stagione precedente, e quindi si ripropongono i medesimi pregi e anche gli stessi difetti: a una poca cura negli effetti visivi fa da contraltare un intreccio a misura di ragazzo, fresco e con intento didattico pur senza risultare pesante o ridondante. Funziona bene come intrattenimento, L’atroce accademia è un incipit convincente che prosegue lungo il sentiero tracciato negli episodi precedenti e che promette bene per i successivi, riportando in primo piano elementi simbolici – l’occhio, su tutti – che aspettano solo di essere svelati nel loro mistero.


 


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