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Star Wars – Un ponte tra le stelle. Nonni, padri e nipoti a rapporto per la saga più amata di sempre

Era il 1977 quando Guerre Stellari uscì nelle sale di tutto il mondo, stravolgendo per sempre l’immaginario fantascientifico e dando vita a un fenomeno di costume dalle proporzioni enormi e dall’impatto quasi mistico. All’epoca, lo staff di LongTake non era ancora approdato sul pianeta Terra e fu la generazione dei nostri genitori ad affollare i cinema, rapita da quella rivisitazione di miti tutto sommato consolidati (dal classico viaggio dell’eroe alla tragedia greca), aggiornati alla post-modernità che tutto mescola con stile: dal graffio ironico all’epos, dal conflitto esistenziale al messaggio politico, dalla spettacolarità all’insegnamento filosofico.

Pochi anni più tardi, saremmo stati noi trentenni di oggi, appena bambini, a innamorarci dei simpatici robottini, dei teneri Ewoks, dei curiosi Jawas, spaventati dall’uomo nero interstellare ma stregati dal piroettare delle spade laser e dai voli iperspaziali del Millenium Falcon. Vivevamo le avventure di Luke e compagni dal televisore di casa, come si confaceva alla cultura privatizzata degli Ottanta, accompagnati dalle nostre famiglie, che solo qualche tempo prima avevano scoperto la saga immortale di Lucas al cinema e non vedevano l’ora di condividerla con noi. In quegli anni si affacciava al mercato un merchandising ancora timido se paragonato al marketing odierno ma già consistente e le prime spade rudimentali, le prime action figures cominciavano a fare capolino nel cestone dei giochi.

Mentre i bambini di allora diventavano adolescenti e poi adulti, non smettevano di sognare le corse siderali dei ribelli, l’interminabile battaglia tra la Forza e il suo Lato Oscuro non perdeva di interesse e il fenomeno di marketing continuava, alimentando una sottocultura straordinariamente prolifica fatta di cosplayers, fan-fiction, fumetti e serie animate con protagonisti Jedi e Sith.

Il mito doveva però rivivere anche al cinema, perché nelle intenzioni di Papà George c’era sempre stato ben più di una semplice trilogia, ma i ventenni che, accompagnati dai loro padri cinquantenni, si trovarono a salutare il nuovo millennio con Episodio I, II e III non si potevano certo dire soddisfatti. Le nuove sceneggiature (eccezion fatta per il terzo capitolo, quello che tutti aspettavamo fin dalla prima volta che facemmo la conoscenza con il casco nero di Darth Vader o, come eravamo abituati a chiamarlo da piccoli, Lord Fener) erano deludenti e ai personaggi stessi mancava mordente: impossibile rimpiazzare la saggezza pacata di Yoda e Obi-Wan Kenobi con le loro versioni atletiche e scattanti, mentre il legame con i ricordi dell’antica trilogia (l’“originale”, come amano definirla i fans) vengono mantenuti per un soffio grazie alle figure-collanti dei droidi protocollari R2-D2 e C3PO (altre vittime del goffo doppiaggio vintage a cui siamo irrimediabilmente affezionati che nella versione italiana diventavano C1-P8 e D3BO) e dell’intramontabile Chewbecca. Il guaio era soprattutto la new entry che avrebbe dovuto sostituire i vecchi beniamini nel cuore degli spettatori, il Gungan Jar-Jar Binks: risultò il personaggio più odiato dell’intera saga e dovette essere epurato frettolosamente. La nuova trilogia era perciò priva di caratteri secondari della levatura (in tutti sensi) di un Jabba The Hutt, mentre il protagonista, per quanto oscuro e tormentato, risultava molto più iconico dopo la metamorfosi nel Lord delle Galassie che non privo del suo nero costume.

Il merchandising, però, non temette le critiche dei fan della prima ora e le nuove generazioni di bambini impararono dai loro fratelli maggiori (e dai loro padri, sempre attivi) quei nomi strani e quelle facce buffe. Una nuova infornata di mini-imperiali in perenne combutta con Jedi altrettanto piccoli si preparava ad affollare le parate di carnevale, mentre un’inedita declinazione del culto, la versione LEGO di Star Wars, raccoglieva moltissimi adepti, sia tra i fan del mattoncino che tra gli ammiratori della saga.

Sono passati esattamente dieci anni e ci ritroviamo di nuovo qui, alla vigilia di un nuovo evento che ha portato e porterà con sé un’impressionante ondata di merchandising, iniziative di marketing, promozioni e lanci di ogni genere. Persino Google si è lasciato trascinare dall’entusiasmo per l’uscita, con un’estensione per le sue applicazioni che permette all’utente una vista personalizzata a seconda che abbia scelto di appartenere al Lato Oscuro o all’altro lato (ora va di moda chiamarlo Lato Chiaro, ma è un neologismo coniato per comodità) della Forza.

Ora come allora, i bambini saranno i primi a tifare per i nuovi Jedi. Accanto a loro ci saranno i fratelli maggiori e i genitori, coloro che erano bambini all’epoca della prima uscita, e i nonni, i primi a pagare il biglietto per vedere in sala le avventure dei fratelli Skywalker e compagnia. Ancora poche ore e tre generazioni saranno pronte a emozionarsi insieme, tre generazioni che stanno contando da mesi i minuti che mancano all’apparizione di quell’inconfondibile scritta, accompagnata dalle note ormai epiche di John Williams. Unite da un ponte intergalattico che congiunge il 1977 al 2015, insieme potranno governare la galassia, come padre e figlio.

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