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Storia dell'alieno che cadde sulla Terra: David Bowie e il mondo del cinema

David Bowie era un alieno, nella vita, sul palco (celeberrima la sua incarnazione in Ziggy Stardust) e sullo schermo. Il suo esordio cinematografico sancì la sua natura siderale: era il 1976 quando Nicolas Roeg scelse l’androgino cantante britannico come protagonista del suo L’uomo che cadde sulla terra e anche se Bowie aveva smesso da qualche anno i panni dei suoi alter ego spaziali si rivelò una perfetta incarnazione del personaggio creato da Walter Tevis per il suo omonimo romanzo.

A dire il vero, il Duca Bianco aveva iniziato a dilettarsi con la recitazione molto prima, sul palcoscenico, con spettacoli stralunati come Pierrot in Turquoise che attirarono l’attenzione del grande mimo Lindsey Kemp, e partecipazioni filmiche non accreditate (The Virgin Soldier di John Dexter, 1969), ma sarà proprio la sovrapposizione tra realtà e finzione (si mormorava da tempo di una provenienza extraterrestre di quello strano camaleonte dagli occhi diversi uno dall’altro) a consacrarne il talento.

L'uomo che cadde sulla terra (1976)

David Bowie in L’uomo che cadde sulla terra (1976)

Nel 1981 sceglie di partecipare alla trasposizione cinematografica di Christiane F.: Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, lo shoccante documento sulla diffusione dell’eroina in Germania dell’Est: per la protagonista Bowie è un idolo ed è proprio durante un suo concerto che vede per la prima volta le terribili conseguenze della crisi d’astinenza. Il Duca compone anche la colonna sonora del film, ambientato in quella capitale triste e grigia che aveva ispirato tre dei suoi lavori più significativi, la cosiddetta trilogia berlinese, per l’appunto.

Da alieno a vampiro, sempre in aggraziato bilico tra umano e soprannaturale: è il Bowie di Miriam si sveglia a Mezzanotte, una creatura bellissima e fragile, innamorato di Catherine Deneuve. Ma è in Furyo (Merry Christmas Mr. Lawrence) del Maestro Nagisa Oshima del 1983 che il Duca Bianco regala quella che forse è una delle sue migliori interpretazioni di sempre, il prigioniero australiano Jack Celliers che sconvolge con la sua bellezza femminea il capitano Yonoi interpretato dal collega Ryūichi Sakamoto: il mortale bacio tra i due rimane una delle sequenze più ipnotiche e in un certo senso romantiche della storia del cinema.

E ancora, lontano dalla realtà, il trasformista si incarna in uno stregone potente quanto affascinante, vestendo i candidi panni del Re dei Goblin nel fantasy Labyrinth: dove tutto è possibile (1986) e turbando l’innocenza della giovanissima Jennifer Connely (e delle ancora più giovani spettatrici).

David Bowie in Labyrinth – Dove tutto è possibile (1986)

David Bowie in Labyrinth – Dove tutto è possibile (1986)

Fu Ponzio Pilato per Martin Scorsese in L’ultima tentazione di Cristo (1988) e una visione per David Lynch in Fuoco, cammina con me (1992), ma non smise mai di giocare con la propria figura, confondendo realtà e sogno per disorientare e sconvolgere, ciò che forse gli riusciva meglio: nel biopic Basquiat (Julian Schnable, 1986) interpretò il suo vecchio amico Andy Warhol, intorno alla cui Factory newyorkese aveva ronzato ai tempi del sodalizio artistico (e, si mormora, sentimentale) con un altro nume del rock, Lou Reed. Pierrot luccicante e sensuale, non ebbe paura di mettersi in gioco con commedie di impalpabile leggerezza come Zoolander (2001) e, sorprendentemente, il nostro Il mio West (Giovanni Veronesi, 1998).

Per la sua penultima apparizione cinematografica, si riservò il piacere di vestire i panni di uno dei più grandi innovatori della storia, una rock star della scienza come Tesla in The Prestige di Christopher Nolan (2006). Come Tesla, Bowie era un rebel, rebel, difficile da afferrare perché fatto, lui sì, della stessa sostanza dei sogni.

E mentre cerchiamo la scia del Duca Bianco tra le stelle, il suo elemento naturale, riguardiamolo insieme sulla pellicola: ammesso che questo terreno supporto sia riuscito a catturarne la magica essenza.

David Bowie in The Prestige (2006)

David Bowie in The Prestige (2006)

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