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Thor: dal fumetto al cinema

Correva l’anno 1962, agosto, per la precisione. Siamo nel pieno della Silver Age per la Marvel Comics e Stan Lee ha ormai creato un intero mondo di supereroi sulla Terra: dopo aver risvegliato dal sonno criogenico il patriottico Captain America (1941), dopo aver dato vita ai Fantastici Quattro (1961), e dopo aver  trasformato il mite professor Bruce Banner nell’Incredibile Hulk (1962), perché non far vestire i panni di supereroe ad una divintà norvegese? Nasce quindi – grazie alla storica collaborazione con Jack Kirby, alle tavole – l’idea di Thor,  il dio del Tuono e protettore del regno di Asgard e della Terra, in quanto figlio legittimo di Odino e di Gea. Creatura affascinante, che in quanto divinità della tradizione scandinava porta con sé diverse leggende, cui, dal 1962, vanno ad aggiungersi le avventure dell’Universo Marvel, che lo porteranno ad unirsi agli Avengers nella protezione della Terra da ogni tipo di minaccia: la strada dall’esordio in Journey into Mystery è appena cominciata. Thor, dopo l’esilio sulla Terra, acquisirà l’identità di Donald Blake, ma ripresi i suoi poteri dovrà vedersela con nemici del calibro del Distruttore, Cobra, Mister Hyde, Gargoyle e, soprattutto, con il suo fratellastro Loki.

Correva l’anno 2011 e il Marvel Cinematic Universe (MCU) è nato da pochi anni, ma ha al suo attivo un ottimo Iron Man (2008) , L’Incredibile Hulk (2008) e Iron Man 2 (2010), delineando una strada che chiaramente virava verso il progetto Avengers, che avrebbe riunito tutti i supereroi (tranne Spiderman, i cui diritti erano detenuti dalla Columbia e dalla Sony, prima che la Marvel li riacquisisse per Spiderman Homecoming) andando a completare quella che è stata definita la Fase Uno. Per il ruolo di protagonista, viene scelto Chris Hemsworth e la decisione è assolutamente condivisibile vista l’incredibile somiglianza dell’attore con il personaggio disegnato da Kirby, ma purtroppo non basta per risollevare le sorti di un film (diretto da Kenneth Branagh) abbastanza piatto e ricco di difetti, poco avvincente e lungi dal raggiungere quanto mostrato nelle pagine di The Mighty Thor, da cui prende ispirazione. Inoltre, e questo è un difetto evidente e non di poco conto, gli effetti visivi per i fulmini sfiorano il ridicolo e per un film sul dio del Tuono risulta essere un paradosso. Funzionale per introdurre il personaggio, il suo fratellastro e acerrimo nemico Loki (Tom Hiddlestone, che fede anche un provino per il ruolo di protagonista) e l’amata Jane Foster (Natalie Portman), conosciuta durante il periodo di esilio sulla Terra cui Thor è stato costretto, un episodio conforme a quanto avviene nella trama ideata da Stan Lee per il fumetto. E, naturalmente, viene introdotto il Mjölnir, il martello magico che solo Thor è in grado di sollevare – nemmeno Hulk, verrà mostrato in The Avengers (2012) riuscirà a farlo – e che gli consente di teletrasportarsi, volare, manipolare agenti atmosferici e scagliare fulmini. Neanche i True Believers (o forse, a maggior ragione) riusciranno ad apprezzarlo pienamente. Al termine della pellicola, Thor tornerà su Asgard per difendere i Nove Regni dall’attacco di Loki, in uno scontro che porterà direttamente a The Avengers, culminato con la guerra tra supereroi terrestri e minaccia dei Chitauri, con conseguente trauma di ognuno degli Avengers, dando così inizio alla Fase Due. Che vede in Thor: The Dark World (2013) un prodotto migliore rispetto al precedente, in cui il protagonista deve vedersela con Malekith e gli Elfi Oscuri. Elemento interessante è il rapporto con il fratellastro Loki, ambiguo e molto più approfondito e sfaccettato, oltre alla classica sequenza after credits: se dopo Avengers era stato mostrato Thanos, in questo caso conosciamo il Collezionista (Benicio Del Toro) che rivela che gli mancano solamente cinque Gemme dell’Infinito. Pronti per Infinity War? Non ancora, perché nel 2015 la non esaltante Fase Due si conclude coerentemente con un film come Avengers: Age of Ultron, al termine del quale, Thor, dopo aver aiutato i Vendicatori a sconfiggere Ultron, torna ad Asgard, saltando la Civil War. In realtà, stando al fumetto, Thor si rifiuta di parteciparvi decidendo di rimanere super partes, impegnato con eventi catastrofici ad Asgard, e anche Bruce Banner non prende parte allo scontro: assenti anche nella pellicola del 2016, i due saranno proprio i protagonisti di Thor Ragnarok, terzo film sul figlio di Odino.

Corre l’anno 2017, il Marvel Cinematic Universe è ormai più che affermato ed è tempo anche per Thor di essere protagonista di un terzo capitolo, dopo quelli fatti per Iron Man (pessimo) e Captain America: Civil War, più che apprezzabile. Proprio quest’ultimo ha dimostrato come, partendo dalla consapevolezza dell’impossibilità di rendere a pieno le pagine del fumetto sul grande schermo, fosse possibile realizzare comunque un’opera d’intrattenimento di buon livello qualitativo, che ha scontentat alcuni puristi ma non ha comunque snaturati i protagonisti coinvolti nelle vicende. Lo stesso, probabilmente, avverrà con questo film, in quanto il fumetto è tra i più drammatici che la Marvel abbia mai concepito (con Loki che viene addirittura decapitato), mentre, a giudicare dal trailer, il tono generale dell’opera è diametralmente opposto.  Cosa aspettarsi, dunque? Sappiamo che Thor ha perso il Mjölnir, che è stato catturato e fatto prigioniero, messo in un’arena a combattere contro Hulk. La dea della morte (Cate Blanchette) ha invaso Asgard per dominarla: toccherà ai due Vendicatori risolvere la situazione. Sarà sicuramente sviluppala la relazione che lega Banner a Thor, senza dimenticare le sorti di Loki, osservato speciale in terra asgardiana, senza dimenticarsi di Odino (Anthony Hopkins), il tutto, guardando con attenzione alle sorti del Tesseract: lì dentro è racchiusa la Gemma dello Spazio e lo scontro con Thanos è ormai alle porte.

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