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True Detective 3 – Ritorno alle origini

Dopo un’attesa durata più di tre anni, finalmente è sbarcata sul piccolo schermo la terza stagione di True Detective. Il serial antologico della HBO infatti, dopo il grosso e immeritato insuccesso della seconda stagione, era in stallo dall’estate del 2015.


Il 13 gennaio sono state rilasciate le prime due puntate del nuovo ciclo e le intenzioni del creatore e sceneggiatore Nic Pizzolatto sono state subito chiare: si tratta di un ritorno alle origini. Vengono abbandonate infatti le atmosfere metropolitane della Los Angeles che faceva da sfondo alla seconda stagione e sono invece riprese le ambientazioni suburbane del desolato entroterra americano della prima. Questa volta la storia prende le mosse nella polverosa e ingiallita periferia dell’Arkansas, altro luogo fondamentale per la formazione di Pizzolatto, dopo la Lousiana del leggendario Rust Cohle. La polifonia che diede voce a ben quattro protagonisti nella stagione precedente viene ridotta ora a una più essenziale univocità e alla costruzione dell’intera storia attorno a un solo personaggio, il Detective Wayne Hays. Come fu per Matthew McCounaghey nel 2014, è stato scelto un altro attore all’apice della carriera per interpretare il protagonista: il premio Oscar Mahershala Ali. La storia è divisa in tre fasce temporali, 1980, 1990 e 2015. Tre momenti della vita del Detective Hays che ruotano attorno a un tormentato caso: la scomparsa di due bambini, fratello e sorella, usciti di casa un pomeriggio e mai più tornati. Sin dal pilot sono chiari i riferimenti, perlomeno stilistici, alla prima, fortunata stagione: una forte caratterizzazione dei personaggi, lunghe e lente riprese di paesaggi rurali che dilatano la narrazione e una fotografia dai colori caldi e sbiaditi. Vengono approfonditi temi cardine nella mitologia di True Detective, uno su tutti il peso del tempo, il suo continuo logorio di ricordi e immagini che complica la memoria, ma non cancella i fatti e le tragedie avvenute. Nic Pizzolatto ha voluto fare un passo indietro tornando alle radici della sua narrazione con una storia che trova il suo miglior pregio nell’articolata essenzialità, ma si è anche voluto cimentare nella regia con il quarto e il quinto episodio, dopo che Jeremy Saulnier e Daniel Sackheim hanno diretto i primi tre.


Lunedì 28 è andata in onda la quarta puntata, con la quale lo show ha chiuso una prima metà densa di complicate indagini, atmosfere cupe e inquietanti – quasi gotiche – e personaggi mai così reali. In ogni caso, sembra ci sia ancora molto da dire prima dell’atteso finale.


 


Cesare Bisantis


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