L'âge d'or
L'âge d'or
1930
Paese
Francia
Generi
Sperimentale, Grottesco
Durata
60 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Luis Buñuel
Attori
Gaston Modot
Lya Lys
Caridad de Laberdesque
Max Ernst
Josep Llorens Artigas
Lionel Salem

Un uomo (Gaston Modot) e una donna (Lya Lys) cercano a tutti i costi di vivere l'attrazione che li unisce, ma troppe forze concorrono nel tenerli separati.

A solo un anno dal suo primo film Un chien andalou, Luis Buñuel prosegue il suo affascinante cammino nel cinema surrealista, sempre in coppia con Salvador Dalì che firma insieme a lui la sceneggiatura. E lo fa con una notevole pellicola che apre sugli scorpioni osservati da vicino dalla lente dell'entomologo (passione che già si era palesata con i ragni mostrati nel film precedente), per poi continuare il contorto viaggio alla scoperta delle pulsioni umane meno esprimibili. Le istituzioni, esemplificate da una processione di preti, militari e borghesi, non tardano a separare (quindi interrompere e rendere incompleto) l'amplesso della coppia protagonista. La donna urla e l'uomo vede represso il desiderio, spinto in fondo al gabinetto come un qualsiasi magma maleodorante. Delle rare vedute aeree di Roma e del Vaticano sono l'intermezzo utilizzato dal cineasta per guidare lo spettatore all'interno del simbolo della nuova società, ovvero la città moderna. Tessuto urbano che, oltre a cadere a pezzi, nasconde stimoli e segnali che permettono di risvegliare beffardamente la libido. Anche tecnicamente, Buñuel imbocca giustamente una strada controcorrente (decisamente estrema e non per tutti i gusti) che lo spinge lontano dalla sperimentazione visiva, a favore di un asciuttissimo uso della macchina da presa. Inoltre, qui per la prima volta il regista penetra provocatoriamente a fondo i salotti borghesi, come farà ancor più decisamente nel famoso Il fascino discreto della borghesia del 1972. Oltre all'impressionante scena dell'uccisione a fucilate di un bambino, Buñuel raggiunge l'apice quando fa congiungere finalmente i protagonisti in una delle sequenze più eroticamente disturbanti della storia, che si conclude con la protagonista (in preda a fremiti feticisti) che succhia sensuale il piede di una statua. Ancora oggi un film capace di colpire a fondo.

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