La dea
Devi
1960
Paese
India
Genere
Drammatico
Durata
93 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Satyajit Ray
Attori
Sharmila Tagore
Soumitra Chatterjee
Chhabi Biswas
La giovane sposa Doyamoyee (Sharmila Tagore), mentre il marito è lontano da casa, viene creduta una incarnazione della dea Kali dall'anziano suocero Kalikinkar Roy (Chhabi Biswas). Al suo ritorno il marito Umaprasad (Soumitra Chatterjee) sarà sconvolto da questa scoperta. Prima pellicola girata da Ray dopo la conclusione della Trilogia di Apu, inaugura l'importante filone della sua filmografia che pone al centro dell'osservazione i personaggi femminili. La giovane interprete offre al suo personaggio tutto il turbamento della sua adolescenza, restituendo il profilo drammatico di una giovanissima moglie condannata ad essere “dea” in nome della tradizione e della religiosità popolare. Frugale ma ricca di dettagli etno-antropologici la ricostruzione del luogo e del tempo in cui si svolge il film, il villaggio rurale bengalese di Chandipur nel 1860: molti di questi elementi, purtroppo, rischiano però di sfuggire o di essere travisati da un pubblico occidentale privo di conoscenze approfondite sull'induismo. Celebre è la errata lettura di Pauline Kael in chiave psicanalitica del massaggio dei piedi svolto da Doyamoyee al suocero, nell'induismo consueta pratica di devozione e rispetto verso le figure genitoriali. Il contrasto tra istruzione e tradizione, tra progresso e credenze popolari, tra ragione e fede che emerge nel film resterà al centro dell'attenzione di Ray per tutta la sua attività. Peccato che, in questo caso, le tematiche più importanti siano un po' frenate da un eccessivo didascalismo narrativo che ne limita la portata complessiva. Alla sua uscita subì pesanti critiche in patria, dove fu letto da molti come un attacco alla religiosità tradizionale.
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