Negli ultimi sedici anni un gruppo di genitori (dodici madri e due padri) con figli disabili si sono incontrati ogni quindici giorni per parlare della loro vita quotidiana e per trovare soluzioni al miglioramento dell'esistenza dei loro ragazzi. Dopo tanto tempo, il gruppo è diventato una micro-società con un proprio equilibrio, dove poter aiutare gli altri e se stessi. Una famiglia con un figlio disabile è una famiglia disabile? Parte da questa domanda/spunto il terzo documentario di Alberto Fasulo, un film che tenta di comprendere le diverse realtà degli appartenenti al gruppo, facendo sentire alternatamente le loro voci. Sedute di fronte alla cinepresa oppure in cerchio accanto agli altri genitori, queste persone discutono e riflettono di tematiche che toccano i loro figli, dalla sessualità all'indipendenza, passando per il mondo del lavoro. Fasulo è bravo a evitare la retorica e a parlare di dolore senza mai scadere in soluzioni ricattatorie o d'accatto: il suo è uno sguardo diretto e la cinepresa un testimone dei tanti discorsi fatti. Efficace nel suo modo di comunicare una condizione di cui spesso si sa troppo poco, è però un'operazione cinematograficamente troppo semplice e visivamente monocorde per poter scuotere fino in fondo. Onesto e ricco di contenuti importanti, ma ben più convenzionale di quanto sembri.