Lake (Pier-Gabriel Lajoie) è un ragazzo confuso, che ha diversi problemi con la fidanzata Desireé (Katie Boland) ed è incerto sulla propria identità: prova infatti una curiosa attenzione per gli uomini anziani e quando trova lavoro in un ospizio la sua anomalia deflagrerà in una serie di incontri sessuali con gli ospiti. Ma sarà l'impertinente Mr. Peabody (Walter Borden), ex-artista arguto e vivace, a farlo capitolare. Sempre pronto alla provocazione estrema, Bruce LaBruce dà vita a questa curiosa storia di passione tra un ragazzo e un ultra-ottantenne alla ricerca degli ultimi sprazzi di vitalità prima della morte: un tema scottante e complesso da affrontare in una società costantemente votata alla perfezione fisica. Il grosso limite del regista è quello di non riuscire a percorrere una strada coerente, indulgendo ora in un racconto delicato e quasi poetico (la fuga dei due innamorati), ora in fastidiose sequenze in cui la morbosità è ricercata pervicacemente fino a sfociare nel grottesco (i segmenti dei primi incontri sessuali di Lake, il finale volutamente kitsch): peccato, perché gli spunti interessanti non mancano ma sono sparsi in un marasma di cattivo gusto ostinatamente sottolineato. Non è banale, in ogni caso, la riflessione sul disfacimento fisico e la figura di Lake, ragazzo stranamente sensibile e capace di ritrovare la bellezza perduta nei corpi dei suoi anziani amanti, è un soggetto inedito e degno di nota. Le intemperanze di LaBruce, spesso autocompiaciuto e masturbatorio, inficiano però l'insieme che rimane indeciso e confuso, ma nondimeno coraggioso e spregiudicato.