La quindicenne Mia (Luna Wedler) trasloca con i genitori alle porte di Zurigo. Da sempre, la ragazza si sente a disagio all’interno della famiglia: spesso domanda alla madre se sia stata adottata, ma non riceve mai risposta. Mentre vive l’adolescenza in modo piuttosto selvaggio, il suo corpo comincia a mutare.
Esordio dietro la macchina da presa della regista svizzera Lisa Brühlmann, Blue My Mind - Il segreto dei miei anni si articola secondo i codici più classici e canonici del romanzo di formazione, cercando di frapporre a tali schemi degli impulsi che virano a più riprese verso il fantastico e le sue conseguenze più o meno dirette. Una commistione di realismo e fiabesco che si articola tra disagio adolescenziale, aggressioni materne, sfacciataggini proprie di una maturità non ancora raggiunta - né dalla regista né tantomeno dai suoi personaggi - e prevedibili cenni saffici: tutti elementi attraverso i quali il film riesce, in maniera complessivamente efficace, a restituire il percorso in seno alla pubertà di una sedicenne divorata e cannibalizza da una mutazione tanto fisica quanto psicologica, che non a caso prende una piega a metà tra l’horror e il mitologico. A mancare, tuttavia, è una presa di coscienza degna di nota sul piano del racconto e della sceneggiatura, costruita per giustapposizione di sequenze rituali e prevedibili, a dir poco irrisolte e sfilacciate, oltre che prive di una sintesi in grado di portare la narrazione e le sue implicazioni su un piano più alto. La trasformazione della protagonista in sirena, cuore del film al quale è attribuibile buona parte dello slancio e della sorpresa dello spettatore, porta con sé una cospicua dose di mistero e implicazioni simboliche, anche se in parte annacquate e coincidenti più con una zavorra che con uno slancio effettivo. Presentato nella sezione Alice della città della Festa del cinema di Roma 2017 e uscito in sala in Italia con quasi due anni di ritardo.