El abrazo de la serpiente
El abrazo de la serpiente
2015
Paesi
Colombia, Venezuela, Argentina
Generi
Avventura, Drammatico
Durata
125 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Ciro Guerra
Attori
Nilbio Torres
Jan Bijvoet
Antonio Bolivar
Brionne Davis
Karamakate (Nilbio Torres da giovane, Antonio Bolivar da anziano) è un potente sciamano amazzonico che vive in isolamento nei recessi più remoti della foresta. La sua vuota esistenza cambia del tutto quando incontra due scienziati, Evan (Brionne Davis) e Theo (Jan Bijvoet), che a quarant'anni di distanza visitano l'Amazzonia alla ricerca di una pianta sacra.
Prendendo spunto dai diari dei primi esploratori che attraversarono l'Amazzonia colombiana, Ciro Guerra realizza una pellicola stratificata e complessa, che racconta una spedizione nel cuore della foresta come metafora per indagare la profondità delle emozioni umane. Avvalendosi di una narrazione non sempre fluida e ritmata, il regista sposta l'attenzione verso lidi metafisici, provando a unire passato e presente, ricordi e amnesie, spirito solidale e sete di vendetta in un mosaico che risulta a tratti confuso, a tratti molto affascinante. Abbandonate le leggi dell'uomo, i protagonisti si addentrano in una natura ostile e primordiale in cui è il più forte a prevalere (basti pensare alle scene dedicate ai predatori animali), sino a quando la fine della vita non li porterà a fare i conti con l'impalpabile. Se gli spunti e la messa in scena (il film è girato totalmente in un bianco e nero suggestivo e a tratti poetico) riescono ad attirare l'attenzione dello spettatore sin dai primi minuti, il progetto soffre comunque di un andamento ridondante e monotono nella parte centrale, che limita un po' il coinvolgimento. Il risultato è un'operazione coraggiosa ma riuscita a metà: in ogni caso, da vedere.
Prendendo spunto dai diari dei primi esploratori che attraversarono l'Amazzonia colombiana, Ciro Guerra realizza una pellicola stratificata e complessa, che racconta una spedizione nel cuore della foresta come metafora per indagare la profondità delle emozioni umane. Avvalendosi di una narrazione non sempre fluida e ritmata, il regista sposta l'attenzione verso lidi metafisici, provando a unire passato e presente, ricordi e amnesie, spirito solidale e sete di vendetta in un mosaico che risulta a tratti confuso, a tratti molto affascinante. Abbandonate le leggi dell'uomo, i protagonisti si addentrano in una natura ostile e primordiale in cui è il più forte a prevalere (basti pensare alle scene dedicate ai predatori animali), sino a quando la fine della vita non li porterà a fare i conti con l'impalpabile. Se gli spunti e la messa in scena (il film è girato totalmente in un bianco e nero suggestivo e a tratti poetico) riescono ad attirare l'attenzione dello spettatore sin dai primi minuti, il progetto soffre comunque di un andamento ridondante e monotono nella parte centrale, che limita un po' il coinvolgimento. Il risultato è un'operazione coraggiosa ma riuscita a metà: in ogni caso, da vedere.
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