Fabrizio De André. Principe Libero
2018
Paese
Italia
Genere
Biografico
Durata
193 min.
Formato
Colore
Regista
Luca Facchini
Attori
Luca Marinelli
Valentina Bellè
Elena Radonicich
Davide Iacopini
Gianluca Gobbi
Ennio Fantastichini
Fin dall’adolescenza, Fabrizio De André (Luca Marinelli) dimostra una singolare passione per la vita e un’insofferenza all’autoritarismo del padre, l’avvocato Giuseppe (Ennio Fantastichini). Nel momento in cui stringerà una chitarra, Fabrizio conoscerà la vocazione che lo porterà a diventare uno dei più grandi cantautori della musica italiana di sempre, e forse il suo più grande poeta. Progetto a lungo covato dal regista Luca Facchini, che aveva pensato a una trasposizione della vita di Faber già dal 2009, Fabrizio De André. Principe libero si è concretizzato dopo una lunga gestazione nella forma di un film per la tv da doppia serata di Rai Uno, con un passaggio previsto al cinema di due giorni (proiezioni evento solo il 23 e il 24 gennaio). L’operazione sulla carta era senz’altro titanica, perché dare corpo e soprattutto voce a un personaggio sfaccettato e inimitabile come l’autore de La canzone di Marinella e Via del Campo era una sfida che avrebbe legittimamente fatto tremare i polsi a chiunque. Invece il prodotto finale si dimostra tutt’altro che inadeguato, anche grazie all’ottimo lavoro di sceneggiatura di Francesca Serafini e Giordano Meacci, gli sceneggiatori di Non essere cattivo (2015), che hanno conosciuto Faber di persona, dedicando anche uno studio linguistico alle sue canzoni. Due figure estremamente accreditate, dunque, a trasporne il vissuto: dall’adolescenza e dalla prima maturità genovese, scandita da una fame di esperienze e da un’irrequietezza febbrile, dagli incontri con Luigi Tenco, l’amico Paolo Villaggio e la prima moglie Puny fino al sequestro in Sardegna insieme all’amata Dori Ghezzi. Passando, naturalmente, per il successo, i capolavori, le insofferenze e le dipendenze del personaggio pubblico e privato, tutt’altro che pacificato con l’alcol e con la propria immagine mediatica e artistica. Non mancano purtroppo le facilonerie e le semplificazioni grossolane in stile fiction di Rai Uno (la superficialità delle letture politiche, le lungaggini della seconda parte), ma il film è apprezzabile per l'attenzione ai singoli dettagli, alla verosimiglianza generale e ai personaggi di contorno. Una dedizione che consente di cogliere di Faber la ritrosia irrinunciabile, lo sprezzo dei cerimoniali e della retorica di qualsiasi tipo, una personale, soggettiva forma di indipendenza dal mondo esterno e dalle opinioni altrui («essere anarchici è darsi delle regole prima che te le diano gli altri»), la naturale simpatia per gli ultimi, i perdenti e i reietti, che unisce le prostitute dei carruggi genovesi ai banditi sardi suoi carnefici durante la prigionia in Gallura («Credo che Omero tifasse segretamente per i Troiani»). Buono anche il lavoro, ora d’archivio ora di rilettura, della produzione musicale di De André che scandisce l’intera operazione e lodevole, nel complesso, anche l’interpretazione di Luca Marinelli, che si confronta con un totem da pari a pari con ammirevole coraggio: di sicuro l’attore romano avrebbe potuto lavorare di più non tanto sull’accento genovese in maniera mimetica quanto sull’intonazione generale della voce di Faber, ma la sua rappresentazione di De André è viscerale e nel complesso fedelissima. L’attore si sforza con finezza di riprodurre il timbro di un cantato irripetibile (riuscendoci anche, nel suo piccolo) e riesce perfino a far rivivere il personaggio attraverso piccoli dettagli, brucianti e illuminanti, apparentemente casuali e dunque proprio per questo ancora più preziosi, a cominciare dal portamento e dalla mimica facciale.
Maximal Interjector
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