1980. L'imprenditore e deputato democratico del secondo distretto elettorale texano Charlie Wilson (Tom Hanks), persuaso dalla ricca Joanne (Julia Roberts) e con l'aiuto dall'agente CIA Gust Avrakotos (Philip Seymour Hoffman), dà avvio ad alcune operazioni in grado di rifornire armi ai mujaheddin afghani per difendersi dall'invasione delle armate sovietiche.

Con La guerra di Charlie Wilson Mike Nichols conferma la sua vocazione di ispiratissimo direttore d'interpreti: Hanks è in ottima forma, Philip Seymour Hoffman è una spalla formidabile e funziona anche la Roberts in versione bionda. Il problema del film, ispirato alla storia vera di Wilson raccontata in un romanzo del 2003 del giornalista George Crile III, è tutto nella sceneggiatura di Aaron Sorkin: se le premesse di un feroce e scoppiettante film a incroci tra Unione Sovietica, Texas e mujaheddin c'erano tutte, la struttura dell'opera si snoda – con una certa lentezza – attraverso dinamiche ingombranti e grevi. E, fattore ancor più grave, il film diventa noioso senza impegnarsi troppo: di non facile fruibilità, non trova un equilibrio ideale tra farsa e commedia, non incide e non coinvolge. I reaganiani si sono divisi a metà: quelli che l'hanno odiato, e quelli che l'hanno trovato eccessivamente veritiero.