Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick
In the Heart of the Sea
2015
Paese
Usa
Generi
Drammatico, Avventura
Durata
121 min.
Formato
Colore
Regista
Ron Howard
Attori
Chris Hemsworth
Cillian Murphy
Tom Holland
Ben Whishaw
Paul Anderson
Brendan Gleeson
Benjamin Walker
Joseph Mawle
Frank Dillane
Michelle Fairley
Charlotte Riley
Jordi Mollà
Oceano Pacifico, all'inizio degli anni Venti dell'Ottocento: la baleniera Essex viene affondata da un enorme capodoglio. Lo scrittore Herman Melville (Ben Whishaw), affascinato dalla vicenda, incontra l'ultimo superstite dell'Essex, Thomas Nickerson (Brendan Gleeson) e, attraverso i suoi ricordi, rivive la rivalità tra il primo ufficiale Owen Chase (Chris Hemsworth) e il capitano George Pollard (Benjamin Walker), nonché una storia di sopravvivenza e coraggio davvero straordinaria.

Adattamento cinematografico del romanzo Nel cuore dell'oceano – La vera storia della baleniera Essex, scritto da Nathaniel Philbrick nel 2000, il film di Ron Howard ha (quantomeno) il merito di lasciare il romanzo di Melville sullo sfondo, senza avventurarsi in riletture personali di uno dei testi più complessi e affascinanti della storia della letteratura. Quello che interessa al regista americano è raccontare un'avventura attraverso cui si svelano le complessità caratteriali dei suoi protagonisti, chiamati a confrontarsi con i lati più oscuri e reconditi del proprio animo e a tentare di sopravvivere in condizioni di pericolo, sfidando una natura ostile e mettendo in discussione il proprio livello di abiezione e senso di autoconservazione. A mancare in Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick, purtroppo, sono il respiro epico della grande narrazione e una capacità di sorprendere e affascinare il pubblico declinando in maniera originale temi usuali (la rivalità tra due personalità apparentemente opposte ma in realtà complementari, la bestialità intrinseca degli esseri umani pronta a rivelarsi in situazioni estreme, la natura come forza seducente e terribile). Così, le due ore del film si adagiano su un piattume senza sbocchi, tra evidenti problemi di ritmo, una costruzione dei caratteri abbastanza approssimativa, una confezione sottotono e una dimensione spettacolare di mestiere ma tutto sommato dimenticabile. Trascurabile anche il 3D, che non aggiunge davvero nulla alla resa complessiva, e fastidiosa l'eccessiva dose di retorica che oltrepassa continuamente il livello di guardia. Fotografia di Anthony Dod Mantle, già al fianco di Ron Howard nel precedente Rush (2013).
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