Piazza Vittorio
2017
Paese
Italia
Genere
Documentario
Durata
82 min.
Formato
Colore
Regista
Abel Ferrara
Abel Ferrara decide di girare un documentario su Piazza Vittorio, storico luogo romano, e si immerge con la sua troupe tra gli abitanti del quartiere. Uno dei punti più passi della carriera di Ferrara è questo documentario, totalmente raffazzonato e approssimativo, che non ha niente della lente grezza e acuta del Ferrara dei tempi d’oro, nonostante molti siano ancor pronti ad affermare stucchevolmente il contrario, né tantomeno può avere l’ardire di caricarsi sulla spalle la sfida di raccontare le mille anime controverse e contraddittorie della Roma di oggi, a partire da un luogo simbolo, rappresentato come nient’altro che un coacervo di populismi e uno sfogatoio di razzismo. Piazza Vittorio è sì un ambiente più che mai multietnico, che si prestava a dovere a sondare il tessuto sociale di un città sempre più arrabbiata e in disarmo come la Capitale, ma quello di Ferrara è solo un diario istantaneo che fa propria una lente discutibile sotto il profilo cinematografico e morale, palesando una spaventosa involuzione di sguardo. Le interviste agli anziani del quartiere è un mero freak show, ma meglio non fanno le interviste di Ferrara ai migranti, nelle quali il regista newyorkese si dichiara immigrato come loro a Roma perché non ci è nato e dà addirittura cinque euro a un ragazzo per convincerlo a farsi intervistare. Semplicemente imbarazzante, nonché nadir dell’intera operazione, l’incursione del regista nella sede di Casa Pound, cui, probabilmente per incoscienza o ignoranza della materia, vengono concessi diversi minuti di spot promozionali in cui i suoi membri si definiscono l’unica associazione culturale della zona, per di più italiana in un rione sempre più abitato da stranieri. Apparizioni di Willem Dafoe, con tanto di sua incursione al supermercato, e Matteo Garrone, noti abitanti della zona. Paolo Sorrentino, invece, che pure è un altro arcinoto abitante del quartiere, appare soltanto in una foto ricordo di una ristoratrice cinese dei dintorni. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Maximal Interjector
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