The Pills – Sempre meglio che lavorare
2016
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
90 min.
Formato
Colore
Regista
Luca Vecchi
Attori
Matteo Corradini
Luigi Di Capua
Luca Vecchi
Gianni Morandi
Giancarlo Esposito
Francesca Reggiani
I trentenni di oggi si arrabattano come possono alla ricerca di un lavoro stabile che somiglia sempre più a un miraggio, ma loro no: Luca (Luca Vecchi), Luigi (Luigi Di Capua) e Matteo (Matteo Corradini) hanno quasi trent’anni ma nessuna voglia di prendersi sul serio, difendono a spada tratta la “battaglia” dell’immobilismo post-adolescenziale costi quel che costi e non ci pensano nemmeno ad affrontare la vita vera, con annessa sveglia alle 7:30. Preferiscono fumare, bere caffè, sparare idiozie intorno al tavolino del loro appartamento alla periferia di Roma sud. La tentazione del lavoro, però, busserà subdolamente alla loro porta... I The Pills, trio di youtubers romani che hanno conquistato un vasto numero di spettatori e visualizzazione sul web con le loro pillole in bianco e nero all’insegna di sketch irresistibili e humour acido, approdano sul grande schermo sotto l’egida del produttore Pietro Valsecchi, ormai consolidato Re Mida del botteghino italiano dopo i ripetuti incassi stellari di Zalone, che sembra quasi vedere nei The Pills un’altra faccia della medaglia rispetto ai temi del coevo Quo vado? (2016) con protagonista il comico pugliese. I tre muovono infatti dal ribaltamento surreale del bisogno di un’occupazione lavorativa, non dal bisogno fisiologico del posto fisso: preferiscono farsi mantenere dai genitori, coltivare velleità e vacuità con toni faceti e farseschi, che danno luogo a un’ironia spesso stralunata, obliqua e surreale. Il passaggio al cinema, coi suoi tempi e le sue esigenze perfino spietate, strangola però la creatività del trio: la frammentarietà del linguaggio di Youtube viene infatti trasposta senza operare variazioni di sorta per adattarsi al nuovo medium di riferimento, e il risultano è sfasato, altalenante, spesso desolante per via della meccanicità della scrittura e per lo scarso amalgama tra le diverse situazioni, che faticano a coesistere in un disegno unico e omogeneo. Se i bagliori di cattiveria e corrosività sul web funzionavano benissimo, il cinema si rivela invece uno scoglio troppo ruvido per i The Pills, che vi inciampano e franano rovinosamente, lasciandosi andare all’approssimazione, alla trovata isolata, all’accumulo e alla fastidiosa ridondanza di temi e di toni, per altro insopportabilmente romanocentrici (non manca niente, dal Kebab di Arco di Travertino all’occupazione al liceo Mamiani), che presi a piccole dosi risultano gradevoli ma faticano a non risultare stucchevoli e pedanti per un’ora e venti. Uso smodato della parodia, del tic, del riuso, dell’ammiccamento, in un calderone impazzito ma sterile, non galvanizzato dall’acerba, impersonale e modaiola regia di Luca Vecchi, che rimescola Tarantino e Silvio Muccino, Fight Club (1999) e Il cacciatore (1978). Riuscita, però, la maschera del papà di Matteo, che in un cortocircuito generazionale usa Instagram, gira serie per il web, cita Come Vera Nabokov de I Cani («Non è avere gli esami / non è avere vent’anni / credimi è qualcosa in più»). Spassoso cameo di Giancarlo Esposito e uso giocoso dell’alternanza tra b/n e colore, citando la webserie di partenza.
Maximal Interjector
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