Shining
The Shining
1980
Paesi
Usa, Gran Bretagna
Genere
Horror
Durata
144 min.
Formato
Colore
Regista
Stanley Kubrick
Attori
Jack Nicholson
Shelley Duvall
Danny Lloyd
Scatman Crothers



Jack Torrance (Jack Nicholson), insegnante disoccupato e aspirante scrittore, accetta di fare il guardiano all'Overlook Hotel durante la chiusura invernale. Il direttore lo avverte che il custode precedente impazzì, uccidendo la moglie e le sue due figlie prima di suicidarsi. Jack, ben poco preoccupato dalle parole del responsabile dell'albergo e deciso a scrivere il suo nuovo romanzo approfittando dell'isolamento, vi si stabilisce con la moglie (Shelley Duvall) e il figlio Danny (Danny Lloyd), dotato di poteri extra-sensoriali. Il soggiorno sarà ben diverso da come la famiglia aveva immaginato.

Tratto da uno dei primi romanzi di Stephen King, riplasmato mirabilmente da Stanley Kubrick, Shining è un angosciante e sublime viaggio negli abissi della mente umana. Dopo aver lavorato con il cinema di guerra (Orizzonti di gloria, del 1957), con la fantascienza (2001: Odissea nello spazio, del 1968) e con il film storico (Barry Lyndon, del 1975), Kubrick affonda la sua cinepresa nel genere horror, rinnovandolo e portandolo a una vetta di spessore drammaturgico e narrativo mai raggiunta in precedenza. I claustrofobici corridoi dell'Overlook Hotel riflettono la struttura del cervello umano, la graduale discesa nella follia del protagonista, che si trova sperduto in un labirinto di orrori, loop temporali e paranoie da cui non potrà più uscire. Non si tratta però di una “semplice” storia horror, ma di una lucida e inquietante rappresentazione della crisi della famiglia contemporanea, accompagnata da una rigorosa cura formale e da espressivi virtuosismi tecnici: in primis, la steadicam, perfezionata qualche anno prima e in grado di compiere fluide riprese ad altezza d'uomo (o, in questo caso, anche di triciclo). Diversi i riferimenti filosofici (dalle teorie di Freud sul “perturbante”, l'unheimlich, a quelle di Nietzsche sull'“eterno ritorno”), artistici (le fotografie di Diane Arbus come modello per le “gemelline”) e cinematografici (la scena di Jack Nicholson che distrugge una porta con l'accetta è un omaggio a un momento de Il carretto fantasma, del 1921, di Victor Sjӧstrӧm). Le sequenze memorabili non si contano e la performance di Jack Nicholson è entrata di diritto nella storia del cinema. Il proverbio «Il mattino ha l'oro in bocca», dopo questo film, non verrà mai più pronunciato a cuor leggero. Nella versione originale, la frase ripetuta ossessivamente sulla macchina da scrivere è: «All work and no play makes Jack a dull boy» (traducibile come “troppo lavoro e nessun divertimento rincretiniscono Jack”).

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