L’orso polare Norm non sa cacciare, ma in compenso sa parlare la lingua degli umani, cantare e ballare. Quando uno spietato affarista travestito da guru new age minaccia di trasformare il Polo Nord in una meta turistica e di distruggere il suo habitat, Norm si reca a New York con tre lemmings fuori di testa per cercare di salvare la situazione.

Miscelando elementi già visti in film d’animazione come L'era glaciale (2002), Madagascar (2005) e Happy Feet (2006), Il viaggio di Norm entra con un ritardo decennale a inserirsi nel solco delle pellicole dedicate a peripezie di animali antropomorfizzati, che ballano e si ritrovano nella giungla urbana. Partendo da un soggetto così risaputo non era facile creare qualcosa di insolito, ma c’è da dire che l’impegno è ai minimi termini, la sceneggiatura inconcludente e male articolata, con sottotrame che si schiantano in vicoli ciechi, e l’animazione vecchia, limitata, lontana anni luce dai brillanti risultati di tanti titoli coevi. Un film per bambini molto piccoli e molto digiuni di cinema, che si accontentano di poco. In originale, Norm è doppiato da Rob Schneider e Bill Nighy dà la voce al gabbiano Socrates.