The War – Il pianeta delle scimmie
War for the Planet of the Apes
2017
Paese
Usa
Generi
Azione, Avventura
Durata
142 min.
Formato
Colore
Regista
Matt Reeves
Attori
Woody Harrelson
Andy Serkis
Judy Greer
Steve Zahn
Ty Olsson
Lo scontro fra scimmie e uomini si profila inevitabile. Le prime sono riunite intorno a Cesare (Andy Serkis): condottiero giusto e malinconico, quest'ultimo abbandona presto l'idea di raggiungere la pace con la fazione nemica e, per vendicare le perdite subite tra i suoi simili, dichiara guerra alla razza umana. Di fronte a lui si dispiegano gli squadroni corazzati di uno spietato colonnello senza scrupoli (Woody Harrelson).

Il terzo capitolo della saga iniziata con L’alba del pianeta delle scimmie (2011) di Rupert Wyatt e proseguita con Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie (2014) di Matt Reeves raggiunge, per la seconda volta consecutiva sotto l’egida dell'autore di Cloverfield (2008), piena maturità stilistica e un apparato spettacolare sempre più avanzato. Acclamato a ragione dalla critica americana, questo nuovo segmento narrativo del reboot dello storico franchise è in assoluto il più cupo e bellico, come suggerisce il titolo, e si concentra in maniera insistita e apocalittica sulla frattura tra la razza umana e quella dei primati, impegnati in una lotta senza esclusione di colpi per stabilire quale sarà la genia a far soccombere l’altra per sempre. Le sfide visive e formali che Reeves mette in campo e con le quali si confronta sono all’altezza della statura di questo regista multiforme e acutissimo, che si lancia già dal prologo in una messa in scena calibrata al millimetro e coreografata con senso della commozione e una tenuta epica altrettanto lampante. Magistrale l’uso dei primi piani e assolutamente ancestrale e inquietante, nel suo radicale contrasto di ferocia e impassibilità, il villain di Woody Harrelson, chiaro debitore del Kurtz di Apocalypse Now (1979). Nel viaggio al termine della notte offerto dallo scontro sanguinoso tra due stirpi, che s’infiamma e non lascia scampo sotto il profilo delle scelte morali e di una compassione tanto faticosa quanto necessaria, a risaltare sono soprattutto la poesia e la misura con cui i sentimenti sono maneggiati. Tale intimismo spassionato e a cuore aperto, per un blockbuster dei nostri tempi, è merce rarissima e quantomai preziosa. Notevole anche il lavoro sull’individualità di Cesare e sulla sua umanità costretta a fare i conti con l’abbrutimento fisiologico dei suoi doveri da condottiero, per non parlare dei tanti rimandi biblici e cristologici, anche se il film risente di un’eccessiva durata e di alcune lungaggini a ridosso degli snodi finali che appesantiscono il disegno complessivo e tendono a ribadire elementi già ampiamente esplorati, come l’opposizione tra natura e cultura. Da rilevare, come al solito, la strepitosa prova in performance capture di Andy Serkis nei panni di Cesare.
Maximal Interjector
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