La bella estate
2023
Paese
Italia
Genere
Drammatico
Durata
111 min.
Formato
Colore
Regista
Laura Luchetti
Attori
Yle Vianello
Deva Cassel
Nicolas Maupas
Alessandro Piavani
Adrien Dewitte
Cosima Centurioni
Nella Torino del 1938, la giovane Ginia (Yile Yara Vianello) vive con il fratello (Nicolas Maupas) e lavora come sarta in un atelier. La sua routine viene scossa dall'incontro con l'affascinante Amelia (Deva Cassel), una modella che posa per i pittori della città e la trascina in una nuova esistenza bohémienne in cui Ginia incontrerà l'artista Guido (Alessandro Piavani) e imparerà a conoscere se stessa e i propri desideri.

Al suo terzo lungometraggio, Laura Luchetti sceglie di attingere alla letteratura italiana e a un autore significativo quanto oggi un po' colpevolmente dimenticato, per lo meno dal cinema: La bella estate è liberamente tratto dall'omonimo romanzo breve di Cesare Pavese, scritto nel 1940 e pubblicato nove anni più tardi. La regista sceglie di rievocare le pagine pavesiane puntando sulla ricostruzione d'epoca e sul fascino retrò di una Torino suadente e antica, dove però al tempo stesso i personaggi sono lo specchio dei ragazzi di oggi e la pagina scritta ha una rilettura contemporanea e pensata per il pubblico odierno: da qui la scelta, ad esempio, di alleggerire il personaggio di Guido (molto più duro nel romanzo) e di limitare le scene osé con protagonista Amelia per evitare un approccio troppo voyeuristico e focalizzarsi maggiormente sul corpo e la personalità di Ginia, in un racconto di formazione su una giovane donna che scopre se stessa e la propria sessualità e capisce chi vuole davvero amare. Il risultato è una confezione impeccabile dal punto di vista estetico con un'attenzione davvero ammirevole alle scenografie e ai dettagli (costumi e arredi sono una gioia per gli occhi, encomiabile il lavoro sulla pittura torinese dell'epoca), dove la Storia viene lasciata volutamente sullo sfondo (il fascismo che resta una presenza solo accennata), ma che sotto la superficie non riesce a essere davvero incisivo e autenticamente sensuale. La vera ragione d'essere del film è la purissima e luminosa performance di una brava Yile Yara Vianello, che esordì bambina in Corpo celeste di Alice Rohrwacher. Sono quelle con lei da sola le scene migliori, spesso dominate da un lirismo e da una vitalità che latitano nel resto del lavoro. La colpa, probabilmente, va in gran parte alla direzione del resto del cast, in primis della debuttante Deva Cassel, già affermata modella nonché figlia d'arte. Guidata in modo non eccelso, è certamente bellissima ma non riesce a sfoderare il carisma dei genitori Monica Bellucci e Vincent Cassel per rendere davvero indimenticabile un personaggio sulla carta così magnetico. Soprattutto, è risibile e inaccurato osservare un gruppo di ragazzi della Torino degli anni Trenta parlare in perfetta dizione, senza accenti né inflessioni regionali. Il film è stato presentato in anteprima al 76esimo Festival di Locarno.
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