Nella Los Angeles degli anni della grande depressione, Mildred Pierce (Kate Winslet) si separa e dopo il divorzio si sbraccia per mantenere se stessa e le figlie avute dall'ex marito. La sua è una scalata folgorante: da semplice inserviente e cameriera come tante altre, Mildred riesce a diventare proprietaria di interi ristoranti, anche se la totale immersione nel lavoro la porta a compromettere il rapporto con la figlia maggiore Veda (Evan Rachel Wood). Miniserie televisiva suddivisa in cinque parti, prodotta dalla mano sapiente di HBO, Mildred Pierce, diretta da Todd Haynes, è tutta giocata su un territorio molto caro all'autore, vale a dire quello del melodramma puro e opportunamente controllato sotto il profilo stilistico che non rinuncia mai, oltre al ritratto della provincia ipocrita e dei suoi abitanti, a delineare uno spaccato sociale sull'America e il suo recente passato, lavorando prima di tutto su personaggi femminili forti e iconici e su una messa in scena molto accurata. Un'opera dal respiro onnicomprensivo, dettato in parte dal minutaggio a disposizione, dovuto alla destinazione d'uso televisiva, in parte dagli obiettivi concreti verso i quali il regista ha diretto il suo sguardo, concentrandosi sul potere emblematico ed esemplificativo della figura di Mildred e sul suo rispecchiare, in maniera ineccepibile, ambizioni e frustrazioni di un periodo difficile, pieno in egual misura di ombre così come di stimoli. Ma, come è facile intuire, una durata così diluita porta inevitabilmente a parentesi meno riuscite e a qualche caduta in termini di intensità narrativa. Ottima la confezione, anche se in qualche punto l'empatia difetta e la freddezza prende il sopravvento. Gran prova della Winslet. La serie ha vinto cinque Emmy su ventuno nomination. Dallo stesso romanzo omonimo firmato James M. Cain era già stato tratto Il romanzo di Mildred (1945) di Michael Curtiz, film per il quale Joan Crawford vinse l'Oscar come miglior attrice protagonista.