Film-concerto parte di una trilogia che comprende anche Neil Young: Heart of Gold (2006) e Neil Young Journeys (2011). Un altro documentario che Jonathan Demme dedica all'icona musicale di Neil Young, che qui non può che apparire più invecchiato che in passato ma al contempo sempre sugli scudi, con la sua voglia incontenibile di mettersi in gioco e di schermare la sua icona non più sfavillante con una delle forme di rock ‘n' roll più autentiche e convincenti di sempre. Demme lo segue e lo asseconda con la stessa abnegata umiltà che aveva dimostrato in altre occasioni, senza schiaffeggiarlo con la macchina da presa ma accarezzandolo piuttosto con affetto, come si farebbe più con un amico che con un vecchio idolo. Il film però ha forse ancor meno da offrire rispetto al precedente del regista sul rocker canadese e l'aderenza innamorata alle gesta del musicista in più di un'occasione coincide con la piattezza assoluta dello sguardo. Resta però una convinzione di fondo, che sopraggiunge brano dopo brano: la musica di Young, virtuosa ma senza i fronzoli molto spesso tipica del virtuosismo, somiglia non poco all'essenza stessa del cinema di Demme.