La región salvaje
La región salvaje
2016
Paesi
Messico, Danimarca
Genere
Drammatico
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Amat Escalante
Attori
Simone Bucio
Ruth Ramos
Jesús Meza
Edén Villavicencio
Ale (Ruth Ramos), vittima di una frustrante quotidianità, vive con distacco la relazione con il proprio compagno Angel (Jesus Meza), il quale porta avanti una relazione segreta con Fabian (Edén Villavicencio), fratello della ragazza. La situazione si complica quando nella loro vita entra Veronica (Simone Bucio), giovane misteriosa che vive isolata in un bosco. Amat Escalante, miglior regia a Cannes 2013 per Heli, compone un imperscrutabile quanto affascinante viaggio nell’abisso della contemporaneità attraverso un linguaggio estremo che fa dell’ellissi e del mistero la propria cifra distintiva. Un racconto che si muove tra suggestioni metafisiche (l’incipit che proietta lo spettatore nella “regione selvaggia”) e maldestri scivoloni frutto di una intransigente autorialità borderline che spesso rende troppo manifesto, e per questo decisamente poco penetrante, ciò che sarebbe dovuto rimanere solo suggerito. Cruda parabola umana e horror dell’anima che, facendo tesoro del cinema di Reygadas, Zulawski e von Trier, parla di mostruosità dell’istinto sessuale attraverso un racconto circolare in cui il pessimismo cosmico non lascia mai spazio alla speranza e la deformità risiede tanto nel privato dei personaggi quanto nelle apparizioni mostruose che devastano i loro equilibri esteriori, fino a sfociare nel grottesco e nel weird. La provocazione, legittima solo nel rappresentare la fisicità dei rapporti, si fa però spesso sterile gesto artistico che non va oltre l’autocompiacimento, la narrazione non riesce a far convivere la cruda realtà ai margini dei personaggi e gli slanci soprannaturali, il parallelismo tra pulsioni bestiali dell’uomo e mondo animale si fa via via sempre più banale. Un oggetto filmico vittima di un approccio oltremodo pretenzioso, come dimostra ad esempio il finale, che però non può essere liquidato come sterile operazione votata solo a scandalizzare, soprattutto grazie al seducente apparato di rimandi freudiani e alla carica eversiva del personaggio di Veronica, capace di scardinare le traiettorie della vicenda a mo' di diabolus ex machina. Leone d'argento per la miglior regia alla Mostra del Cinema di Venezia 2016, ex aequo con Paradise di Andrej Končalovskij.
Maximal Interjector
Browser non supportato.