Sulle rive di un lago nel sud della Francia, meta di incontri sessuali tra uomini, si consuma la storia passionale tra lo schivo Franck (Pierre Deladonchamps), abituale frequentatore del luogo, e il misterioso Michel (Christophe Paou), che si è macchiato di omicidio proprio sotto gli occhi di Franck... Al suo quarto lungometraggio, il francese Guiraudie fa parlare di sé con un'opera spiazzante e non certo di compromesso, realizzando una pellicola d'autore che segna un punto fermo all'interno del cinema queer contemporaneo. La calma placida degli assolati pomeriggi estivi, resa da un perfetto clima di sospensione spazio-temporale, diventa un morboso tappeto silente sotto cui si nascondono tenebrosi risvolti mystery e segreti inconfessati. Un film che si muove nel territorio del thriller metafisico, senza trascurare il dramma esistenziale delle solitudini che si incrociano e la parabola di perdizione dei personaggi. Ma la smisurata ambizione del regista non sempre coincide con un risultato davvero degno di nota e, a volte, sembra prevalere la tentazione di dare scandalo a tutti i costi con amplessi da porno hardcore ed eiaculazioni in primi piano. Eppure la fascinazione per il Male colpisce nel segno, così come il disegno essenziale delle figure che si aggirano in un ambiente lacustre carico di eros. Lo stile minimale finisce per essere qua e là estetizzante, ma il rigore non manca. Girato nei pressi del lago di Sainte-Croix, in alta Provenza. Proiettato non senza clamore al Festival di Cannes, dove si è aggiudicato il Premio per la miglior regia nella sezione Un Certain Regard e la Queer Palm.