In un’India ancora sotto il controllo britannico, Henry Pope è nel suo letto tranquillo ma, improvvisamente, si irrigidisce. Inizia a sudare freddo, cerca di non tremare ma ha paura: un serpente velenosissimo si trova sotto le coperte all’altezza del busto. In preda al panico chiede all’amico Timber di andare a chiamare un medico. Una volta arrivato il dottor Ganderbai, insieme tenteranno di trovare una soluzione per salvare Harry...

Il cortometraggio fa parte della serie realizzata da Wes Anderson per Netflix ed è tratto da uno dei sette racconti brevi presenti in The Wonderful Story of Henry Sugar and Six More di Roald Dahl. Il narratore in questa storia è l’amico Timber (interpretato da Dev Patel). Qui, proprio come ne Il cigno, la prosa è l’elemento chiave: tutto girato in un piccolo bungalow nell'India, già al centro de Il treno per il Darjeeling, è il discorso che deve tenere incollato lo spettatore allo schermo. Timber si eleva ad interprete di un monologo fittissimo, con qualche minima linea di dialogo, quasi in una combinazione tra pièce teatrale e audiolibro. La regia è impeccabile, il regista statunitense si gioca tutto il minutaggio facendo preoccupare il protagonista (e ovviamente lo spettatore) di una bestia che sullo schermo mai appare. In un film in cui è solo un personaggio a parlare (con qualche breve battuta altrui), l’espressività di Benedict Cumberbatch e la rottura della quarta parete permettono al pubblico di immedesimarsi nel personaggio, irrigidirsi e provare paura con lui. Diciassette minuti col fiato sul collo (o un serpente sullo stomaco).