News
Milano Film Festival, giorno 8 – Le nostre sensazioni dopo la presentazione della sala VR

Dopo aver tanto parlato dell’inaugurazione del programma della realtà virtuale e della sezione Ultrareal World del Milano Film Festival, non potevamo perderci la prova organizzata per la stampa che ha anticipato l’apertura ufficiale delle 19.00.

Verso mezzogiorno ci siamo recati nello spazio C di BASE dove la sala VR è stata allestita. L’ambiente si è rivelato accogliente, curioso e insolito allo stesso tempo: in uno spazio delimitato da alcune strutture in legno, venti sedie girevoli fissate al pavimento sono state collegate con dei cavi ad altrettanti visori dotati di cuffie e di un cellulare incorporato nell’apparecchio. I più impazienti tra i giornalisti si sono avvicinati con passo deciso ma erano comunque incerti sulle domande da porre agli organizzatori dell’evento. Infatti, nessuno sapeva con esattezza cosa aspettarsi.

Mentre i tecnici provvedevano ad inserire gli ultimi dati prima dell’inizio della visione, Federico Ciccone, direttore marketing del marchio Fastweb, ha spiegato le origini del loro progetto e di come sia culminato con la collaborazione con il Milano Film Festival. Quello della realtà virtuale è un settore ormai largamente esplorato che ha visto la nascita, negli anni procedenti, di iniziative culturali ed educative che forniscono la possibilità, per esempio, di riprodurre video a 360 gradi di musei e mostre d’arte con l’obbiettivo di passare da un fruizione passiva a una più esperienziale.

Una volta seduti alle nostre postazioni e indossati i visori, Carla Vulpiani, co-direttrice artistica del Festival, ci ha augurato buon viaggio e subito abbiamo assistito a qualcosa di nuovo e intenso paragonabile all’emozione di sorpresa che si provava da bambini nello scartare un regalo tanto desiderato.

Bloodless, di cui già vi avevamo parlato nei giorni precedenti, ci porta in Corea del Sud ed è il primo dei tre film mostrati durante la presentazione. Inizialmente, familiarizziamo con l’ambiente: un cane ci si avvicina per poi scomparire nel giardino di una casa. Il rumore del passare di un treno richiama la nostra attenzione, voltiamo lo sguardo e sopra di noi eccolo sfrecciare lungo il binario. Stacco di montaggio, e siamo al centro di una piazza: soldati con la divisa americana escono da un locale e ci passano talmente vicino che l’impulso di allungare la mano per sfiorarli è incontrollabile. Le luci e i colori al neon, i suoni della strada, la profondità degli ambienti, i dettagli e i movimenti dei passanti rendono tutto incredibilmente vero, tanto da trasmettere la sensazione di essere realmente dall’altra parte del mondo. Arriva la notte, accompagnata dal rumore incalzante di tacchi che si avvicinano, compare una donna. Grazie al montaggio seguiamo la protagonista nei vicoli della città, fino a quando non si ferma davanti a noi e ci guarda dritti negli occhi. Nella scena successiva ci troviamo in una piccola stanza, con uno specchio, una porta e una coperta. Dalla posizione sopraelevata nella quale ci troviamo, l’ambiente è facilmente perlustrabile. Ci aspettiamo che entri qualcuno, o che accada qualcosa e infatti improvvisamente un lago di sangue si espande sempre di più da sotto la coperta fino a ricoprire quasi tutta la superficie del pavimento. “Angosciante” lo definisce uno dei partecipanti all’anteprima. Ma è la verosimigianza dell’esperienza virtuale in soggettiva a rendere Bloodless angosciante, più della crudezza della storia che infatti è sottile e indirettamente comunicata.

La selezione di cortometraggi ci ha permesso inoltre di sperimentare una vasta gamma di sensazioni, dalle vertigini del tuffo paesaggistico di Planet ∞ di Momoko Seto, all’angoscia della caccia al cervo di Oh Deer!, rendendo così l’Ultrareal World un’occasione imperdibile di dare uno sguardo al futuro dei film girati a 360 gradi.

Quando abbiamo tolto gli occhiali la sensazione è stata di disorientamento, come se fossimo tornati da un lungo viaggio. Tuttavia la seduta non è durata più di mezz’ora perchè, come ci ha spiegato uno dei tecnici del programma, il rischio che il tutto diventi disturbante aumenta di pari passo con la durata dei film.

Maximal Interjector
Browser non supportato.