Marco

Ferreri

11 maggio 1928, Milano (Italia) — 9 maggio 1997, Parigi (Francia)
Premi Principali
Orso d'oro al Festival di Berlino 1991
Maestro assoluto mai adeguatamente valorizzato, è tra i registi più personali all'interno del cinema italiano. Il suo sguardo radicale e lontano da qualsiasi forma di compromesso, che guarda in maniera grottesca alle miserie umane, alla disumanizzazione e alle derive consumistiche, lo rende autore scomodo. In giovane età, viaggia tra Italia, Francia e Spagna. Nel 1958, a Madrid, incontra Rafael Azcona, che diventa il suo abituale sceneggiatore. Il suo primo grande film è Una storia moderna: l'ape regina (1963), favola amara e satirica sulla vita matrimoniale, con Ugo Tognazzi e Marina Vlady. Ma i due capolavori degli anni Sessanta, sono La donna scimmia (1964), dramma cinico e corrosivo sulla totale assenza di morale nella società moderna, e, soprattutto, Dillinger è morto (1969), straordinario apologo sull'alienazione con un eccezionale Michel Piccoli praticamente da solo in scena, in silenzio, per tutto il film. Negli anni Settanta, arriva un altro vertice assoluto della sua poetica, La grande abbuffata (1973), film-scandalo, rifiutato all'uscita e sbertucciato al Festival di Cannes, con Michel Piccoli, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Philippe Noiret e Andréa Ferréol.
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