Lontano dal paradiso
Far from Heaven
Premi Principali
Coppa Volpi per la miglior attrice alla Mostra del Cinema di Venezia 2002
Durata
107
Formato
Regista
Hartford, Connecticut, 1957. I coniugi Frank e Cathy Whitaker (Dennis Quaid e Julianne Moore) sembrano la coppia perfetta, con due figli e la stima dei concittadini. Ma quando Cathy scopre che suo marito nutre delle pulsioni omosessuali, la loro vita coniugale andrà profondamente in crisi, anche a causa dell'attrazione della donna per il giardiniere di colore (Dennis Haysbert). Il perbenismo della moralità corrente non la perdonerà.
Il talentuoso Todd Haynes dirige un'opera fiammeggiante, rendendo un sentito omaggio ai melodrammi americani degli anni Cinquanta, in particolare a quelli di Douglas Sirk, di cui Lontano dal paradiso rivela evidenti influssi: la pittorica fotografia in technicolor dai colori sgargianti, la colonna sonora avvolgente ed enfatica e soprattutto una serie di tematiche tipiche di quel periodo (infelicità coniugale, omosessualità, razzismo, amori impossibili). Haynes, però, rende il tutto più esplicito di quanto fosse possibile all'epoca di Sirk, per via della censura, amplificandone allusioni e sottotesti e attualizzandone lo spirito originario nel miglior modo possibile. Al di là della raffinatissima ricerca formale, che ne fa comunque un film prezioso, Lontano dal paradiso è un'accusa nei confronti dell'incapacità della società americana di affrontare, negli anni della segregazione razziale, la diversità sotto qualsiasi forma. Anche gli attori, nelle loro interpretazioni, si rifanno ai modelli dell'epoca, ma con meno ostentazione e più verità, procedendo a un aggiornamento anche per quel che riguarda la postura recitativa. Meritatamente premiata a Venezia con la Coppa Volpi, Julianne Moore è sublime nel suo ritratto di una donna sensibile e ricca di idee progressiste, mentre Dennis Quaid scolpisce un personaggio tormentato e fragile che rimane uno dei ruoli più alti della sua carriera.
Il talentuoso Todd Haynes dirige un'opera fiammeggiante, rendendo un sentito omaggio ai melodrammi americani degli anni Cinquanta, in particolare a quelli di Douglas Sirk, di cui Lontano dal paradiso rivela evidenti influssi: la pittorica fotografia in technicolor dai colori sgargianti, la colonna sonora avvolgente ed enfatica e soprattutto una serie di tematiche tipiche di quel periodo (infelicità coniugale, omosessualità, razzismo, amori impossibili). Haynes, però, rende il tutto più esplicito di quanto fosse possibile all'epoca di Sirk, per via della censura, amplificandone allusioni e sottotesti e attualizzandone lo spirito originario nel miglior modo possibile. Al di là della raffinatissima ricerca formale, che ne fa comunque un film prezioso, Lontano dal paradiso è un'accusa nei confronti dell'incapacità della società americana di affrontare, negli anni della segregazione razziale, la diversità sotto qualsiasi forma. Anche gli attori, nelle loro interpretazioni, si rifanno ai modelli dell'epoca, ma con meno ostentazione e più verità, procedendo a un aggiornamento anche per quel che riguarda la postura recitativa. Meritatamente premiata a Venezia con la Coppa Volpi, Julianne Moore è sublime nel suo ritratto di una donna sensibile e ricca di idee progressiste, mentre Dennis Quaid scolpisce un personaggio tormentato e fragile che rimane uno dei ruoli più alti della sua carriera.