A Tel Aviv si snodano le vicende di tre personaggi femminili: Keren (Noa Knoller) vede sfumare la propria luna di miele ai Caraibi a causa di un infortunio alla gamba; Batia (Sara Adler), organizzatrice di matrimoni, rischia l’esaurimento nervoso per colpa della madre; Joy (Ma-nenita De Latorre), badante filippina, cerca in tutti i modi di riappacificare la padrona di casa e la figlia attrice. Tra le tre storie, una bambina (Nikol Leidman) emersa da una spiaggia.

Onesto tentativo di rappresentare la vita israeliana con un misto di poesia, dramma sociale e tocchi surreali (visibili soprattutto nel finale). Diretto a quattro mani da Shira Geffen e Etgar Keret, Meduse ha dalla sua una peculiare leggerezza nel ritmo che, nonostante l’importanza della materia trattata, non appiattisce né appesantisce la narrazione. La breve durata favorisce la visione, che in caso contrario avrebbe certamente risentito della non facile commistione tra dramma e fantastico. Il tutto però appare un po' troppo programmatico e mancano guizzi degni di nota. L’immaginario rimane pessimistico, ma non esclude un barlume di speranza per le generazioni future e per le condizioni del Medio Oriente in generale. Vincitore della Camera d’Or al 60° Festival di Cannes.
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