Panico al villaggio
Panique au village
Durata
75
Formato
Regista
In un villaggio popolato da omini-giocattolo, Cowboy e Indiano vogliono fare una sorpresa di compleanno al coinquilino Cavallo, ma finiscono per combinare un mare di guai.
Riuscita opera in stop-motion nata dalla fervida fantasia dei belgi Stéphane Aubier e Vincent Patar, Panico al villaggio è una sessione di gioco lunga un'ora e mezza che potrebbe essere scaturita dall'immaginazione di un bambino. I personaggi, tranne qualche eccezione, si chiamano tutti con il proprio nome comune e sono vere e proprie action figures in miniatura, con tanto di base in plastica su cui poggiano e attraverso la quale si muovono, pattinando buffamente. Tra storie d'amore (quella tra Cavallo e l'insegnante di pianoforte Signora Longree), gag surreali ed esilaranti (il furto di mura), nuovi mondi subacquei e situazioni oniriche, le strampalate vicende dei simpatici protagonisti sembrano non conoscere limiti: tutto può succedere al villaggio, esattamente come nei pomeriggi ludici di qualsiasi bambino vivace. I bellissimi sfondi acquarellati e le divertenti musiche completano il quadro di un'operazione originale, che, lungi da fare il verso alla serie di Toy Story, sceglie una chiave inedita e brillante, scollegata da ogni logica adulta e per questo libera e sfrenata come la mente infantile. Unico difetto è l'assenza, voluta ma a tratti pesante, di un filo narrativo forte, che rischia di trasformare il film in una lunga serie di sketch scollegati l'uno dall'altro. Nella versione originale le voci di Cowboy e Cavallo sono dei due registi, mentre l'attore Benoît Poelvoorde doppia il contadino Stephen. Una delle proiezioni di mezzanotte della 62ª edizione del Festival di Cannes.
Riuscita opera in stop-motion nata dalla fervida fantasia dei belgi Stéphane Aubier e Vincent Patar, Panico al villaggio è una sessione di gioco lunga un'ora e mezza che potrebbe essere scaturita dall'immaginazione di un bambino. I personaggi, tranne qualche eccezione, si chiamano tutti con il proprio nome comune e sono vere e proprie action figures in miniatura, con tanto di base in plastica su cui poggiano e attraverso la quale si muovono, pattinando buffamente. Tra storie d'amore (quella tra Cavallo e l'insegnante di pianoforte Signora Longree), gag surreali ed esilaranti (il furto di mura), nuovi mondi subacquei e situazioni oniriche, le strampalate vicende dei simpatici protagonisti sembrano non conoscere limiti: tutto può succedere al villaggio, esattamente come nei pomeriggi ludici di qualsiasi bambino vivace. I bellissimi sfondi acquarellati e le divertenti musiche completano il quadro di un'operazione originale, che, lungi da fare il verso alla serie di Toy Story, sceglie una chiave inedita e brillante, scollegata da ogni logica adulta e per questo libera e sfrenata come la mente infantile. Unico difetto è l'assenza, voluta ma a tratti pesante, di un filo narrativo forte, che rischia di trasformare il film in una lunga serie di sketch scollegati l'uno dall'altro. Nella versione originale le voci di Cowboy e Cavallo sono dei due registi, mentre l'attore Benoît Poelvoorde doppia il contadino Stephen. Una delle proiezioni di mezzanotte della 62ª edizione del Festival di Cannes.