Triple Frontier
Triple Frontier
Durata
125
Formato
Regista
Cinque ex membri delle forze speciali derubano un narcotrafficante e scatenato una serie di conseguenze inattese, che mettono a dura prova i rapporti di lealtà all’interno della loro squadra.
Progetto che nel 2010 doveva essere inizialmente diretto da Kathryn Bigelow con Mark Boal alla sceneggiatura e Tom Hanks e Johnny Depp come protagonisti, Triple Frontier è stato realizzato infine solo nove anni dopo per essere distribuito direttamente su Netflix, che ha preso in eredità il progetto dopo un’ulteriore miriade di avvicendamenti e ribaltoni tra gli interpreti. La regista premio Oscar e il compagno scrittore sono rimasti a bordo, arruolati rispettivamente come produttrice esecutiva e come autore del copione, e il cast finale vede un manipolo di attori alle prese con una storia che fa i conti in maniera abbastanza evidente con le zone d’ombra, le fragilità e i cortocircuiti morali dell’eroismo americano. La tripla frontiera del titolo è quella tra Argentina, Brasile e Paraguay, ma a mancare sono lo spessore e i chiaroscuri mortalmente affascinanti dei precedenti film del regista J.C. Chandor, il cui tocco appare decisamente annacquato da un’impostazione decisamente televisiva tanto nel ritmo quanto nelle traiettorie tra i personaggi. La sensibilità del cineasta emerge infatti solo a tratti e il più delle volte nelle suggestioni dettate dalle selvagge ambientazioni (il film è stato girato tra le Hawaii e la Colombia), ma nonostante qualche colpo di coda ficcante e azzeccato la sensazione è quella di un’occasione sfruttata solo a metà. Il cast impiegato, da Ben Affleck a Oscar Isaac, si limita a timbrare il cartellino senza particolari guizzi.
Progetto che nel 2010 doveva essere inizialmente diretto da Kathryn Bigelow con Mark Boal alla sceneggiatura e Tom Hanks e Johnny Depp come protagonisti, Triple Frontier è stato realizzato infine solo nove anni dopo per essere distribuito direttamente su Netflix, che ha preso in eredità il progetto dopo un’ulteriore miriade di avvicendamenti e ribaltoni tra gli interpreti. La regista premio Oscar e il compagno scrittore sono rimasti a bordo, arruolati rispettivamente come produttrice esecutiva e come autore del copione, e il cast finale vede un manipolo di attori alle prese con una storia che fa i conti in maniera abbastanza evidente con le zone d’ombra, le fragilità e i cortocircuiti morali dell’eroismo americano. La tripla frontiera del titolo è quella tra Argentina, Brasile e Paraguay, ma a mancare sono lo spessore e i chiaroscuri mortalmente affascinanti dei precedenti film del regista J.C. Chandor, il cui tocco appare decisamente annacquato da un’impostazione decisamente televisiva tanto nel ritmo quanto nelle traiettorie tra i personaggi. La sensibilità del cineasta emerge infatti solo a tratti e il più delle volte nelle suggestioni dettate dalle selvagge ambientazioni (il film è stato girato tra le Hawaii e la Colombia), ma nonostante qualche colpo di coda ficcante e azzeccato la sensazione è quella di un’occasione sfruttata solo a metà. Il cast impiegato, da Ben Affleck a Oscar Isaac, si limita a timbrare il cartellino senza particolari guizzi.