7 minuti
2016
Rai Play
Paese
Italia
Genere
Drammatico
Durata
88 min.
Formato
Colore
Regista
Michele Placido
Attori
Cristiana Capotondi
Violante Placido
Ambra Angiolini
Ottavia Piccolo
Fiorella Mannoia
Maria Nazionale
Clémence Poésy
I proprietari di un’azienda tessile italiana cedono la maggioranza a una multinazionale. Sembra che non siano previsti licenziamenti, ma c’è una piccola clausola: undici donne dovranno decidere, per sé e in rappresentanza di tutta la fabbrica, se rinunciare a 7 minuti del loro intervallo, in risposta a una condizione vincolante posta dallo stato maggiore. Una richiesta in apparenza da nulla, ma che tradisce un enorme sprezzo della dignità altrui. E che metterà le donne una contro l’altra.
A partire da una storia vera avvenuta nel 2012 in Francia, a Yssingeaux, Michele Placido dirige, in un progetto per lui abbastanza insolito e che può ricordare la struttura de La parola ai giurati (1957) di Sidney Lumet, un folto e assortito cast tutto al femminile, nel quale si segnalano le presenze della cantante Fiorella Mannoia e dell’attrice transalpina Clémence Poésy. L’occasione è offerta dalla pièce teatrale di Stefano Massini, esercizio di tensione direttamente connesso al tema della crisi economica: un meccanismo serrato e crudele che finisce col mettere delle donne molto diverse, per cultura, origini e provenienza sociale, a duellare tra di loro, a scontrarsi nel nome di bisogni e convinzioni. La materia è scottante e urgente, perfino incandescente dato il momento storico, ma è cavalcata dalla regia di Placido nella maniera più facilona e modesta possibile: le ansie e le debolezze dei personaggi sono infatti al servizio di una lotta verbale infinita, nella quale a emergere prepotentemente è una retorica priva di freni e di buon gusto, che alza i toni in maniera sconsiderata e frana rovinosamente nel ridicolo involontario e nell’enfasi fuori misura. Gli intenti nobilissimi, tesi a evidenziare l’esasperato e sempre più marcato egoismo che permea i rapporti umani in tempi di crisi, cozzano pertanto con degli esiti sciatti e pressappochisti, incuranti delle sfumature, delle psicologie delle parti in causa, di una doverosa giusta distanza morale. La direzione degli attori, manco a dirlo, segue la medesima direzione, con punte di sconcertante overacting specie nelle interpretazioni di Ambra Angiolini e Maria Nazionale. La Mannoia, all’esordio come attrice in un ruolo così esteso, è a sorpresa la più calzante e misurata dell’intero cast. Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2016.
A partire da una storia vera avvenuta nel 2012 in Francia, a Yssingeaux, Michele Placido dirige, in un progetto per lui abbastanza insolito e che può ricordare la struttura de La parola ai giurati (1957) di Sidney Lumet, un folto e assortito cast tutto al femminile, nel quale si segnalano le presenze della cantante Fiorella Mannoia e dell’attrice transalpina Clémence Poésy. L’occasione è offerta dalla pièce teatrale di Stefano Massini, esercizio di tensione direttamente connesso al tema della crisi economica: un meccanismo serrato e crudele che finisce col mettere delle donne molto diverse, per cultura, origini e provenienza sociale, a duellare tra di loro, a scontrarsi nel nome di bisogni e convinzioni. La materia è scottante e urgente, perfino incandescente dato il momento storico, ma è cavalcata dalla regia di Placido nella maniera più facilona e modesta possibile: le ansie e le debolezze dei personaggi sono infatti al servizio di una lotta verbale infinita, nella quale a emergere prepotentemente è una retorica priva di freni e di buon gusto, che alza i toni in maniera sconsiderata e frana rovinosamente nel ridicolo involontario e nell’enfasi fuori misura. Gli intenti nobilissimi, tesi a evidenziare l’esasperato e sempre più marcato egoismo che permea i rapporti umani in tempi di crisi, cozzano pertanto con degli esiti sciatti e pressappochisti, incuranti delle sfumature, delle psicologie delle parti in causa, di una doverosa giusta distanza morale. La direzione degli attori, manco a dirlo, segue la medesima direzione, con punte di sconcertante overacting specie nelle interpretazioni di Ambra Angiolini e Maria Nazionale. La Mannoia, all’esordio come attrice in un ruolo così esteso, è a sorpresa la più calzante e misurata dell’intero cast. Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2016.
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