Texas. L'esuberante e donnaiolo capitano Hunnicutt (Robert Mitchum), è sposato alla ferma e virtuosa Hannah (Eleanor Parker): i due non hanno più alcun tipo di rapporto e il figlio dei due, Theron (George Hamilton), è educato esclusivamente dalle amorevoli cure della donna. Il ragazzo, che negli anni ha stretto amicizia con l'operaio Rafe (George Peppard), di qualche anno più grande, scopre che l'appannaggio materno della sua educazione si deve proprio al padre di Rafe, che – combinazione – è proprio il capitano Hunnicutt. A partire dal romanzo Home from the Hill (1958) di William Humphrey, Vincente Minnelli dirige un umido melodramma di ambientazione texana e vocazione squisitamente americana, dove la provvidenza gioca un ruolo ineluttabile nel gran gioco delle esistenze umane, e le intreccia a suo piacimento e sua estrema convenienza. Quasi anomalo per la linea giocosa, colorita e spesso sovraeccitata delle opere di Minnelli, A casa dopo l'uragano è un lavoro vibrante e sentito, che sfrutta al meglio la titanica performance di Robert Mitchum, in un ruolo difficile e negativamente esuberante pensato in origine per Clark Gable. La regia è ragionata ma elettrica, e gestisce il materiale di partenza con attento rigore, ben consapevole del lavoro da coordinare insieme alla coppia di sceneggiatori Harriet Frank Jr. e Irving Ravetch. E, se le interpretazioni di George Peppard e George Hamilton offrono all'operazione forsennato vigore giovanile, l'indimenticabile Eleanor Parker offre contraltare tensivo e doloroso alle impetuose ondate “virili” generate dalla figura del capitano Mitchum, giocando in sottrazione e finendo per ottenere, insieme a lui, i meriti più alti. Il suo ruolo sarebbe dovuto andare a Bette Davis, ma forse è meglio che sia finito a lei. Fotografia di Milton R. Krasner. Presentato in concorso al 13° Festival di Cannes.