È la vigilia di Natale e Sara (Alysson Paradis) sta per dare alla luce un bambino, ma è sola: il suo fidanzato (Jean-Baptiste Tabourin) è morto mesi prima in un incidente d'auto. All'improvviso, una sconosciuta (Béatrice Dalle) suona alla porta: l'incubo di Sara è appena iniziato.
Uno tra i migliori horror di inizio millennio, À l'intérieur utilizza l'iperviolenza per veicolare un importante messaggio sociale perfettamente calato nella contemporaneità. Le immagini degli scontri nelle banlieu francesi che scorrono alla TV, una donna estranea che fa irruzione in casa: a essere rappresentato non è altro che il terrore xenofobo di una presenza sconosciuta che si fa largo a forza nelle nostre vite, sradicando le nostre abitudini e prendendo il posto dei nostri figli nel grembo materno. Possesso e ossessione legati alla maternità, in cui la donna è pronta a morire per la salvezza della perpetuazione del proprio sangue. E il sangue è l'elemento che i due registi scelgono come fil rouge di una narrazione viscerale e disperata che, al di là delle scene splatter con cui lo spettatore viene brutalmente bersagliato, prende vita e senso nel dramma femminile capace di riflettere i turbamenti di un paese alle prese con una difficile crisi identitaria. Straordinaria e autenticamente inquietante Béatrice Dalle nei panni dell'intrusa. Rispetto totale delle unità di tempo e spazio (l'azione si svolge interamente in casa di Sara nell'arco di una notte) e algida perfezione formale che rende ancora più dilaniante la rappresentazione dell'indicibile. Alysson Paradis, al suo debutto come protagonista, è la sorella della più celebre Vanessa. Esiste una versione censurata di 75 minuti. Presentato alla Semaine Internationale de la Critique del Festival di Cannes.