L'ex grande maestro del cinema Mateo Blanco (Lluís Homar), reso cieco a causa di un incidente, scrive sceneggiature con lo pseudonimo di Harry Caine. Un giorno, un ragazzo dall'inquietante aspetto nonché aspirante regista (Rubén Ochandiano), chiede di poter scrivere un copione assieme a lui: Lena (Penélope Cruz), la donna che più di tutte ha sconvolto la sua vita, tornerà prepotentemente a farsi viva nei suoi ricordi.
Presentato in concorso al Festival di Cannes, Gli abbracci spezzati è un melodramma noir, che cattura lo spettatore dall'inizio alla fine, grazie anche al modo in cui viene gestita la narrazione, che gioca su due differenti piani temporali. Il “film nel film” che il protagonista stava girando prima di diventare cieco, e che ricorda Donne sull'orlo di una crisi di nervi (1988), diventerà centrale per i personaggi e per lo sviluppo narrativo. Opera matura che abbandona gli eccessi del passato e si inserisce in una fase più riflessiva e stemperata della filmografia di Pedro Almodóvar che, nonostante citazioni e artifici narrativi d'autore, non scade (quasi) mai in un'autoindulgente operazione cinéphile. Peccato, però, per lo schematismo della parte finale, che porta a un epilogo ben poco sorprendente. Elegantissima fotografia di Rodrigo Prieto. Numerosi premi internazionali e discreto successo di pubblico.