L’autistico Christian Wolff (Ben Affleck) è un genio della matematica che fa il contabile (e l’assassino) per conto di clienti coinvolti in traffici di dubbia legalità. Braccato dal Dipartimento del Tesoro, verrà coinvolto in un complicato intrigo insieme a Dana Cummings (Anna Kendrick), dipendente di una ditta di robotica con la quale instaura presto un legame.

Costruito quasi interamente intorno al suo protagonista, The Accountant ha proprio nella figura assurda di Wolff il suo punto di debolezza: un autistico affetto da disturbi ossessivo-compulsivi, genio dei numeri, sicario implacabile e uomo d’azione inarrestabile. Decisamente troppa carne al fuoco per un solo uomo, anche se ha il volto imperturbabile e la cassa toracica di Ben Affleck. Per il resto, la sceneggiatura contamina un action-movie dal classico impianto muscolare (e dalla struttura comunque discreta) con la complessità di un personaggio alla A Beautiful Mind (Ron Howard, 2001), comprendendo frequenti flash sul suo difficile background e una rappresentazione del disturbo mentale decisamente troppo stereotipata per apparire davvero convincente. Se la pochezza espressiva di Affleck può essere funzionale a Wolff, accompagnato da una Kendrick in parte, altrettanto non si può dire di uno script inizialmente accattivante ma in seguito piuttosto confuso e non del tutto efficace nel cercare di coniugare introspezione e sganassoni.