Elena (Licia Maglietta), chimica in una ditta di cosmetici a Treviso, un giorno si scontra con Anita (Mira Sardoc), un'anziana di origini slave dal carattere autoritario. La ragazza, affascinata dai suoi racconti, si prende cura di Anita fino a quando la donna arriva alla fine dei suoi giorni. Giunta a Taranto per rintracciare alcuni presunti parenti di Anita, Elena si imbatte in Maria (Valeria Golino) e sua figlia Teresa (Angela Marraffa): nascerà un'amicizia segnata dalle reciproche difficoltà a rapportarsi alla vita. Il nono lungometraggio di Soldini è un film che parla di donne, acrobate sul filo del proprio destino. Le protagoniste, in cerca dell'indipendenza da uomini superficiali e inutili, conducono una vita fatta di quotidianità e gesti semplici, ricca di una solitudine alleviata dalla vicinanza di un'amicizia inaspettata, definendo un equilibrio precario su cui potersi adagiare, ma non troppo. Nonostante l'inizio possa sembrare debole, il lungometraggio acquista spessore con l'avanzare dei minuti, fino a raggiungere punti di autentica emozione nello sviscerare l'amicizia tra Elena e Anita. Soldini segue la vicenda con sobrietà e sensibilità, sostenuto dall'ottimo contributo della fotografia di Luca Bigazzi e delle musiche (mai invadenti) di Giovanni Venosta. Le interpretazioni di Licia Maglietta e Valeria Golino sono perfettamente funzionali al carattere dei personaggi che interpretano, così come quella di Fabrizio Bentivoglio, relegato in un ruolo marginale, merita un plauso. Presentato al Festival di Locarno.