Dolores (Lali Espósito) vive un’esistenza come quella di tante altre ragazze, fino a quando la sua migliore amica viene assassinata brutalmente. Due anni più tardi è l’unica sospettata di un crimine che, catalizzando l’attenzione mediatica, la pone sotto i riflettori. Dolores trascorre le sue giornate preparandosi al processo, reclusa nella propria casa, mentre i genitori fanno di tutto per difendere la figlia. Sei anni dopo l’opera prima Villegas (2012), l’argentino Gonzalo Tobal torna dietro la macchina da presa per un classico thriller giudiziario, con al centro una ragazza borghese, che per una possibile vendetta (la migliore amica l’aveva colpita alle spalle diffondendo in rete un video a luci rosse con lei protagonista) è diventata la principale sospettata del terribile omicidio della ragazza. Tobal mette lo spettatore nella posizione del pubblico della vicenda, indeciso se parteggiare per Dolores oppure no, teoricamente interessato a seguire gli sviluppi del processo per poter scoprire la verità. Se proprio il coinvolgimento emotivo dovrebbe essere uno dei principali elementi della pellicola, il limite forse maggiore di Acusada è proprio quello di non riuscire a scuotere né a emozionare. Le sedute in tribunale scorrono, alternandosi ai momenti privati della vita di Dolores, ma la soglia dell’interesse scende presto sotto il livello di guardia e la sensazione è quella di trovarsi di fronte un prodotto banalissimo, che sa di già visto e, appunto, incapace di appassionare. Particolarmente gracile la confezione messa in scena da Tobal, come dimostra anche una sequenza finale totalmente mal congegnata. La popstar e attrice di prodotti per teenagers Lali Espósito se la cava forse meglio del previsto, ma di certo non basta ad alzare neppur lievemente il livello di una pellicola da dimenticare, che nulla aggiunge ai tanti lungometraggi simili realizzati in precedenza. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2018.